La trasparenza? Con un nuovo status

7 Apr 2012 19:53 - di

Nell’uovo di Pasqua dell’agenda parlamentare spunta un tema a sorpresa fino a poche settimane fa: la riforma dello status dei partiti politici. Ieri il premier, dal Libano, ha glissato ma non ha negato che il tema sia entrato di prepotenza tra i temi da affrontare in tempi ristretti: «Il governo riflette – si è limitato a rispondere Mario Monti – prende le sue posizioni ma non le esprime, pur trattandosi di temi importanti, di fronte ai militari dell’Unifil che meritano più attenzione».
Un tema che vede una condivisione sostanziale di tutti i partiti. «Come Pdl stiamo preparando un testo che eviti situazioni come quelle che stiamo leggendo sui giornali». Manlio Contento, già sottosegretario alle Finanze del secondo e terzo governo Berlusconi, delinea alcune linee guida sulle quali il Parlamento dovrà lavorare: «Il primo riferimento non può che essere una maggiore trasparenza nella gestione delle risorse che viene destinata al partito. Per ottenere maggiore trasparenza è necessario che i partiti si dotino di statuti di controllo, che si provveda alla nomina di un responsabile, e che siano dotati di controlli interni rigorisissimi». Non sono già esistenti all’interno dei partiti? «Non hanno funzionato a sufficienza. Pensiamo piuttosto al collegio sindacale e al collegio dei revisori delle società quotate in Borsa». E contro il pericolo del tesoriere disinvolto o infedele? «Va prevista una catena di controllo straordinaria. Il tesoriere potrà muoversi autonomamente per l’ordinaria amministrazione. Ma, facciamo esempi sui fatti di cronaca che hanno riguardato i partiti». E cioè? «Non sarà più possibile vendere un immobile del partito, comprare con i soldi del partito un immobile per conto proprio, o investire soldi del partito in Tanzania». E per farlo? «Sarà necessario un controllo ad hoc sotto il profilo civilistico e penale». L’altro aspetto centrale? «Si discute tra di noi della personalità giuridica dei partiti. Si discute se possono rimanere associazioni private o meno». In ultimo, per il deputato Pdl, l’aspetto fondamentale riguarda l’istituzione di un organismo di controllo esterno: «Un’autorità per la trasparenza, indipendente, formata da esperti e da persone esterne ai partiti che possano monitorare l’attività dei partiti».
Sul finanziamento pubblico ai partiti ieri è intervenuto anche Gianni Alemanno. «Un nuova legge più restrittiva e trasparente è urgente e necessaria, ma non basta», ha detto il sindaco di Roma presentando il convegno di giovedì organizzato dalla Fondazione Nuova Italia. «Quello che non è mai stato fatto è attuare le norme costituzionali che prevedono il riconoscimento giuridico dei partiti e dei sindacati».
Mentre il Terzo polo attraverso Pier Ferdinando Casini auspica un decreto governativo e il Pd caldeggia la sua proposta di legge (in alcuni punti di principio coincidente con quella del Pdl) prende posizione anche l’esecutivo. Interpellata sul punto, Paola Severino spiega: «Intravedo due possibilità», inserire una norma nel ddl anticorruzione o predisporre un provvedimento ad hoc. Riguardo alla prima ipotesi, il ministro spiega che si tratterebbe di «inserire nel ddl anticorruzione, ora all’esame delle commissioni congiunte Affari Costituzionali e Giustizia della Camera, una norma che affidi a un soggetto pubblico o privato, dotato di massima autonomia e indipendenza, il compito di rivedere e certificare i bilanci dei partiti». «Se invece si volesse intervenire in maniera più amplia e complessiva allora – prosegue il Guardasigilli – si potrebbe predisporre un provvedimento ad hoc che, se ritenuto urgente, potrebbe anche assumere la forma del decreto legge. In questo caso occorrerebbe disciplinare il regime delle spese rendendolo trasparente e contemperandolo con le esigenze istituzionali dei partiti».

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