Art. 18, il governo orientato ad aprire alle richieste del Pdl

27 Apr 2012 20:00 - di

Si allungano i tempi per l’esame del ddl lavoro in commissione al Senato. Le votazioni, previste per lunedì, invece non si terranno prima di mercoledì. La commissione Lavoro infatti ha terminato l’illustrazione degli emendamenti ma per dare il via al voto deve attendere il parere della commissione Bilancio, che si riunirà solo il 2 maggio. Una volta avviate le votazioni comunque i lavori si potrebbero chiudere «in un paio di giorni». Lo ha reso noto il relatore al testo Maurizio Castro (Pdl). E ci sono delle novità: le richieste di modifiche all’articolo 18, chieste dallo stesso relatore Castro, potrebbero arrivare dal governo. Lo ha detto il viceministro al Lavoro, Michel Martone, rispondendo ai giornalisti che volevano sapere se l’esecutivo presenterà un emendamento che modifichi le norme sui licenziamenti disciplinari e sulla semplificazione delle procedure di appello per i lavoratori licenziati. «È ancora presto per valutare, ma credo di sì», dice Martone. Il governo sta ascoltando le proposte, gli emendamenti sono numerosissimi. Nella prossima settimana si entrerà nel vivo». Ed è importante, ha aggiunto Martone, «valutare nel merito le proposte, al di là dei segnali» che sono arrivati da alcuni, come l’annuncio fatto dal capogruppo del Senato, Maurizio Gasparri, che ha indicato la modifica per la flessibilità in entrata come condizione per il sì del Popolo delle libertà al provvedimento.
Intanto Silvio Berlusconi ha avuto un pranzo di lavoro col presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. L’ex premier ha garantito l’appoggio del Pdl ma ha messo dei paletti sia sulla riforma del lavoro sia sui provvedimenti per la crescita. Insomma, Monti deve ascoltare il Pdl.
E proprio sulle dichiarazioni di Gasparri si è innescata la polemica dei “duri” della Cgil:  «Non è che se Gasparri alza la voce, noi cambiamo idea»: così infatti il leader della Cgil, Susanna Camusso, ha commentato l’aut aut del capogruppo del Pdl al Senato sulla riforma del mercato del lavoro. «L’idea che ha il Pdl di modificare la flessibilità in entrata è quella di avere maggiore precarietà», ha aggiunto Camusso.
Poco dopo la replica dello stesso Gasparri, che ha chiarito che «il Pdl difende le buone leggi del centrodestra che hanno creato lavoro. Siamo contro la precarietà e riteniamo che la flessibilità abbia fatto aumentare l’occupazione nel nostro Paese. Troppe rigidità e ideologismi possono creare disastri sociali. La Camusso è un dinosauro che rappresenta idee sbagliate del passato». «Abbiamo chiesto al governo risposte chiare proprio per evitare l’aumento della disoccupazione – ha spiegato Gasparri – che verrebbe causato dall’approvazione di norme proposte dal governo, condivise dalla Camusso, e certamente nefaste per molti lavoratori. Il Pdl è il partito del lavoro, della partecipazione, dello sviluppo. Altri invece pensano soltanto alle loro posizioni di potere prive di una reale rappresentatività di base. Quanto al governo, poi, si sbrighi a darci risposte positive perché vogliamo un iter rapido della riforma del lavoro. Ma la condizione perché ciò avvenga è che siano accolte le nostre proposte migliorative, senza le quali non si va da nessuna parte. Non voteremo mai norme che distruggono l’occupazione. Non siamo la Cgil», ha concluso.
Ma non è solo Gasparri a pensarla così: «Che il disegno di legge sul mercato del lavoro debba essere cambiato non è solo una richiesta del Pdl. Lo rivendicano in coro il mondo delle imprese, delle professioni, le associazioni delle partite Iva, le agenzie del lavoro e importanti giuslavoristi. In commissione Lavoro del Senato vi sono le condizioni, nella maggioranza, per trovare delle soluzioni ragionevoli che limitino i danni di un progetto sbagliato e inutile, al solo scopo di non creare problemi di prestigio e di continuità al governo», ha detto infatti il vice presidente della commissione Lavoro della Camera, Giuliano Cazzola, che prosegue: «L’esecutivo, però, deve essere all’altezza della mediazione che gli viene proposta e non reagire come se già avesse operato nel migliore dei modi possibili. Il negoziato è stato difficile: esserne usciti con un disegno di legge è stato sicuramente un risultato importante. Ma degli aggiustamenti sono indispensabili. Neppure un governo di centrosinistra avrebbe fatto i danni che produrrebbe questo intervento così come è adesso».

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