Anni Settanta, la nostalgia è canaglia

11 Apr 2012 20:22 - di

C’è chi il revival degli anni Settanta lo detesta e chi invece lo evoca, anche a proposito dell’austerity, e anche sulla scia di fenomeni editoriali come l’ultimo libro di Francesco Guccini, Dizionario delle cose perdute, in cui si stila l’elenco, meticoloso quanto poetico di oggetti cui è rimasta appiccicata la memoria di chi è nato negli anni del boom. Dunque che belli i Settanta quando i ghiaccioli e le pastarelle erano più grandi di adesso e sul tram c’erano i controllori e così via ricordando, sprigionando nostalgia per quando si era giovani e belli. Una fuga dalla realtà, un pannicello caldo per esorcizzare la crisi secondo Barbara Palombelli che ieri ne ha scritto su Il Foglio, esortando a capire lo spread senza avere una noiosa nostalgia di quegli anni che furono anche orribili, e pieni di lutti e di sangue. Palombelli cita in proposito il libro L’aspra stagione di Tommaso De Lorenzis e Mauro Favale, una biografia del giornalista Carlo Rivolta, testimone di tutto ciò che gli anni Settanta comportarono come disgrazia collettiva: dal terrorismo alla P2, fattacci incastonati nel brodo di coltura di un’ideologia feroce e totalizzante.
Ha ragione o ha torto Palombelli? Lasciamo da parte i ricordi innocui, quelli da album delle fotografie dove le femmine sono tutte più magre e i maschi sono tutti capelloni, non ancora minacciati dalla calvizie ingenerosa. Prendiamo la politica. Vero, c’erano i lutti. Vero, c’era chi sparava. Vero, c’era chi aveva scelto la lotta armata. Però c’era una sincera passione nell’aggredire un mondo storto (storto era allora e storto è rimasto). C’erano quelli che ci credevano. Gli attivisti che poi sarebbero diventati militanti. Specie estinta. Specie particolare. Che non merita una totale amnesia. Meglio questo del languore che coglie un po’ tutti i commentatori dinanzi ai militanti padani, i duri, i puri, i credenti, trattati come Parsifal redivivi mentre hanno combattuto solo a suon di slogan contro i “terroni”. A ciascuno il suo: agli anni Settanta la politica appassionata, anche se viziata dall’ideologia. Al 2012 i boccaloni con le scope. Così, senza rimpianti. Solo per fare un po’ d’ordine.

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