La solidarietà ai marò (per ora) non riesce a essere bipartisan

24 Feb 2012 20:21 - di

Alla Regione Lazio i volti di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone campeggiano proprio sull’ingresso, coprendo una parte della grande vetrata da cui si accede al palazzo della giunta. È una scelta che produce un impatto fisico, oltre che emotivo, e che sembra voler abbattere qualsiasi distanza con i due marò trattenuti in India con l’accusa di aver ucciso due pescatori nel corso di un’azione anti-pirateria. «Abbiamo aderito alla campagna “Salviamo i nostri marò” – ha spiegato la presidente Renata Polverini – apprezzando e condividendo l’appello del coordinatore del Pdl, Ignazio La Russa. Vogliamo testimoniare la nostra vicinanza ai due militari, e alle loro famiglie, e anche sostenere l’impegno del governo affinché i due soldati possano tornare quanto prima nel nostro Paese».
Da quando è stata lanciata tre giorni fa, la campagna ha già registrato «tantissime adesioni», come ha spiegato La Russa. Nel Lazio e a Roma, oltre alle giunte, hanno voluto aderire anche le assemblee. E una partecipazione corale si è avuta in numerose altre amministrazioni in giro per l’Italia: dai Comuni di Catania, Pescara, Ragusa, Imperia, Trapani, Ascoli Piceno, Chieti, Viterbo, Sassuolo, Voghera e Tivoli alle Province di Milano, Catania, Salerno, Viterbo, Monza e Brianza, Catanzaro e Lecco, fino alle Regioni Calabria, Veneto e Lombardia. Si tratta di un elenco per forza di cose parziale: andrebbe aggiornato costantemente. Ma a fare di questo elenco un elenco incompleto sono soprattutto le adesioni che finora sono mancate: quelle delle amministrazioni di centrosinistra.
Lanciando la campagna La Russa ha chiarito subito che si trattava di un’iniziativa che «vuole essere assolutamente bipartisan», un modo per testimoniare ai due fucilieri del Battaglione San Marco la vicinanza «dell’intera comunità nazionale». Per questo tutto il materiale è stato prodotto senza simboli di partito e con l’unica insegna del tricolore. Per lo stesso motivo le diverse manifestazioni che si stanno svolgendo davanti l’ambasciata indiana di Roma sono per lo più senza simboli. L’ultima quella di ieri, alla quale hanno partecipato, tra gli altri, gli esponenti del Pdl Marco Marsilio, Stefano De Lillo, Souad Sbai, Marco Scurria e Fabio Sabbatani Schiuma, anche in questo casi riuniti “solo” sotto il tricolore.
«No, non ho la sensazione che ci sia una chiusura, ma non vedo aperture», ha commentato La Russa, avvertendo: «Guai a farne una gara». «Mi auguro – ha aggiunto – che nei prossimi giorni arrivino anche queste adesioni, anche perché da diversi parlamentari di centrosinistra, come l’ex ministro Arturo Parisi, ho ricevuto l’apprezzamento per l’iniziativa e per i toni pacati, non polemici con cui si sta conducendo». Del resto, ha sottolineato il coordinatore del Pdl, «questo non è il momento delle polemiche, questo è il momento della solidarietà e del massimo impegno per riportarli in Italia, dove poi dovrà essere valutato il loro comportamento ma anche come e perché ora si ritrovino in questa situazione».
Dunque, l’auspicio è che nelle prossime ore arrivino anche le adesioni di amministrazioni importanti come Milano, Torino, Napoli e L’Aquila, che con gli uomini del San Marco ha un legame speciale maturato nei giorni del terremoto. Ad alcuni sindaci sono anche arrivate esplicite richieste in questo senso. «Palazzo civico esponga uno striscione per la liberazione dei due marò», ha chiesto ieri il consigliere comunale del Pdl di Torino Maurizio Marrone, annunciando una lettera al sindaco Piero Fassino, in cui ricorda tra l’altro che «Torino ha appena esposto l’effigie della volontaria rapita in Africa Rossella Orru». Nei giorni scorsi era stato il presidente della prima municipalità di Napoli, Fabio Chiosi, a rivolgersi a Luigi De Magistris. Ad oggi però queste sollecitazioni restano senza risposta. E lo stesso vale per L’Aquila, dove a chiedere un gesto di solidarietà al sindaco Massimo Cialente sono state soprattutto le associazioni. Gli aquilani, i marò, li hanno conosciuti personalmente e per settimane hanno avuto modo di vivere con loro, imparando ad apprezzarne stile e professionalità: il Battaglione San Marco ha costruito e gestito il “campo del Globo”, in cui furono alloggiati molti cittadini colpiti dal sisma.
Di fronte a questi “ritardi” il primo sospetto è che a prendere il sopravvento siano le schematizzazioni politiche. C’è però anche un altro sospetto: che in queste mancate aperture vi sia una qualche ragione ideologica strisciante. Questo si percepiva, per esempio, da un trafiletto a piè di pagina sul Fatto Quotidiano di ieri. «Armiamoci e partite» era il titolo sotto cui erano proposte le prime pagine del Secolo, di Libero e del Giornale. «Da giorni – si leggeva – la stampa di destra ha assunto toni da crociata per la liberazione dei due marò accusati di aver ucciso due pescatori indiani». La denuncia della «crociata» era l’unica notizia dedicata alla sorte dei due militari.

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