Gigino il legalitario vuole fare cassa con “l’odiato” condono

16 Feb 2012 20:16 - di

Dopo la defenestrazione di Raphael Rossi e l’allontanamento di Roberto Vecchioni, anche l’assessore al Bilancio del Comune di Napoli, il docente di Economia Riccardo Realfonzo, è in predicato di essere destinato ad altre funzioni. L’autorevole economista, già noto per le sue battaglie sulla trasparenza amministrativa, si è visto togliere dal sindaco Luigi De Magistris la delega per la gestione dei fondi Ue per divergenze strategiche con la giunta municipale sul risanamento delle finanze pubbliche. Lo scontro è sull’aumento dell’Irpef e sulle transazioni per il pagamento delle spettanze di aziende e fornitori con la vendita del patrimonio immobiliare. L’assessore al Bilancio è invece fautore di un recupero di liquidità attraverso la razionalizzazione e l’alleggerimento della macchina comunale e dell’utilizzo, per la liquidazione delle fatture passive, di circa settanta milioni di euro di risparmi derivati dalla politica di contenimento dei costi che permetterebbero momentaneamente di non privarsi del patrimonio immobiliare comunale.
L’attrito e i mal di pancia che si registrano all’interno della maggioranza arancione hanno fornito al “sindaco regnante” il pretesto per dar luogo a una ridefinizione delle deleghe. Rimescolio che ha visto accentrate nelle mani di De Magistris l’informatizzazione, i fondi europei, la promozione della pace, la difesa e l’attuazione della Costituzione, le cooperazioni e relazioni internazionali, i grandi eventi, il Forum delle culture, la riforma della macchina comunale, l’attuazione del programma e l’organizzazione, la comunicazione e la promozione dell’immagine di Napoli, la Protezione civile. Di fronte a tanto strapotere viene spontaneo parafrasare Mario Ferretti, che però consegnava alla storia del giornalismo radiofonico una mitica impresa di Fausto Coppi:  «Un uomo solo al comando; la sua maglia è arancione, il suo nome è Luigi De Magistris».
Sullo sfondo del contrasto campeggiano il bilancio comunale non ancora approvato e la carenza di fondi necessari alla gestione ordinaria delle attività d’istituto e all’iniziativa politica dell’amministrazione. Di conseguenza, per far cassa, la giunta punta sulla dismissione immobiliare, sull’aumento dell’Irpef e sul condono degli abusi edilizi.
Dando prova che a Napoli è davvero cambiata la musica, è stata varata l’ottava proroga per la sanatoria degli immobili abusivi costruiti in città.
Le varie leggi dello Stato in materia di condono hanno generato nella sola Napoli ben 85mila richieste a fronte delle quali il Comune ha incassato oltre 92 milioni di euro. Con la procedura semplificata sono state presentate oltre 53mila richieste e concessi 30mila permessi di costruzione in sanatoria. Mancano all’appello 23mila pratiche. Richieste che per il Municipio si traducono in un’irrinunciabile risorsa economica. Non è un caso, infatti, che i diritti di segreteria siano rincarati del cento per cento. Tuttavia, prima che queste si trasformino in moneta, occorrerà accelerare l’iter burocratico e definire i criteri per la concessione della sanatoria di immobili insistenti su aree vincolate.
A tal fine, l’assessore Luigi De Falco ha creato una task force formata da architetti, ingegneri e geometri dell’organico comunale per istruire le pratiche che dovranno poi ricevere il necessario parere favorevole della Commissione edilizia integrata e il parere vincolante della Soprintendenza per i Beni architettonici, paesaggistici, storici, artistici ed etnoantropologici per Napoli e Provincia. La sua solerzia tuttavia sarebbe servita a poco o nulla se la Regione Campania, per la prima volta nella sua storia, attraverso l’assessore all’Urbanistica, Marcello Taglialatela, non stesse predisponendo la legge quadro di pianificazione e governo del territorio.
Il Piano paesaggistico regionale, ormai in dirittura di arrivo, favorirà la concertazione tra i diversi livelli di competenza (Province e Comuni), fornirà agli amministratori locali indirizzi e strumenti per una ottimale pianificazione territoriale e consentirà di dare risposte a quei cittadini che, avvalendosi di una legge, chiedono legittimamente di veder condonati abusi risalenti a oltre quarant’anni fa, perpetrati in zone che ormai non presentano più le caratteristiche richieste dai vincoli di tutela.

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