Pronta la superbomba degli Stati Uniti. Target: gli impianti iraniani

30 Gen 2012 20:18 - di

Si chiama “Massive Ordinance Penetrator" (Mop), pesa quasi 15 tonnellate, è in grado di attraversare strati di roccia, acciaio e cemento, prima di esplodere. È la nuova superbomba che gli Stati Uniti stanno mettendo a punto – e di cui hanno diffuso le foto – per distruggere le installazioni nuclari iraniane.
Di recente l’Iran ha però aggiunto nuove fortificazioni alle sue installazioni nucleari e dunque è necessario provvedere. Per questo, secondo quanto ha rivelato ieri il Wall Street Journal citando anonime fonti governative, il Pentagono ha chiesto “segretamente" al Congresso altri 82 milioni di dollari, da aggiungere a 330 che ha già investito per sviluppare le circa venti superbombe che finora ha a disposizione.
In realtà la “presentazione" della bomba è un altro strumento di pressione della casa Bianca contro la Repubblica islamica: lo sviluppo della Massive Ordinance Penetrator, che viene realizzata dalla Boeing Co, va avanti da diversi anni. Di fatto si tratta di un ordigno erede della Massive Ordinance Air Blast, o Moab, una sigla che in inglese sta anche per «Madre di tutte le bombe». Secondo fonti dell’aeronautica Usa, il Mop è in grado di raggiungere fino a 60 metri di profondità prima di esplodere. Il Pentagono appare però particolarmente preoccupato sulla sua efficacia contro bunker realizzati sotto le montagne, come ad esempio quello di Fordow. Vale a dire che, in alcuni casi, le bombe nucleari tattiche potrebbero essere l’unica opzione. E a questo proposito, il Wsj cita un non meglio identificato ex al funzionario esperto di Iran, secondo cui «quando le cose stanno nelle montagne, c’è bisogno di qualcosa che davvero tiri giù le montagne».
Venti di guerra sempre più forti, quindi. Gli iraniani potrebbero essere in grado di mettere a punto un ordigno nucleare entro 12 mesi. L’allarme arriva da Leon Panetta, segretario alla Difesa, in un’intervista alla Cbs News: «È opinione generale che se decidessero di farlo, impiegherebbero probabilmente circa un anno per riuscire a produrre una bomba e poi forse uno o due per installarla su un vettore di qualche tipo». «Gli Stati Uniti – e il presidente lo ha detto chiaramente – non vogliono che l’Iran sviluppi una bomba nucleare, ha affermato ancora Panetta. »Per noi si tratta di un limite che non deve essere superato, e lo stesso è ovviamente per gli israeliani e quindi condividiamo un obiettivo comune. Gli Stati Uniti – ha concluso – adotterebbero qualunque misura necessaria. Nessuna opzione è esclusa».
E da Israele si apprende che Tel Aviv farà pressioni sul segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, a breve in visita nella regione, riguardo alla necessità di imporre ulteriori e più dure sanzioni contro l’Iran. Lo ha annunciato il primo ministro Benjamin Netanyahu nel corso di una riunione di governo. Il premier ha anche ringraziato suoi omologhi europei per le severe sanzioni annunciate nei confronti dell’Iran. Netanyahu ha precisato di aver telefonato al presidente francese Nicolas Sarkozy, al premier britannico David Cameron e alla cancelliera tedesca Angela Merkel per esprimere compiacimento per la loro politica.
Il vero motivo di questo innalzarsi della tensione è la possibilità di uno stop immediato all’export del petrolio iraniano verso l’Europa, dopo il varo delle sanzioni Ue che ne prevedono il blocco delle importazioni entro il primo luglio, problema che oggi sarà al centro di un incontro della Commissione parlamentare per la Sicurezza nazionale e la Politica estera, cui sono attesi rappresentanti del ministero degli Esteri, dell’Intelligence e del Petrolio. La commissione, ha detto il suo vicepresidente Esmail Kowsari secondo l’agenzia Fars, renderà noto il suo punto di vista dopo che la questione sarà anche posta al vaglio di alcuni esperti. Anche l’esame del progetto di legge che prevede questa immediata ritorsione contro le decisioni di Bruxelles proseguirà dunque dopo il parere degli esperti, ma nel caso il provvedimento fosse ratificato – ha detto all’Irna Ali Adyani Rad, membro della Commissione energia – «sarebbe davvero un forte schiaffo in faccia all’Europa». Dopo il bastone, la carota degli ayatollah: il ministro degli Esteri di Teheran, Ali Akbar Salehi, ha dichiarato che il suo governo è «disponibile» a prolungare la missione degli ispettori dell’Agenzia Internazionale per l’Energia atomica (Aiea), che da due giorni sono in Iran per monitorare le attività svolte nei siti nucleari. Salehi si è detto «ottimista» sulla visita degli ispettori e ha sottolineato che la missione «potrebbe essere prolungata qualora lo richiedessero». In precedenza lo stesso Salehi aveva affermato che l’Iran «ha sempre provato a basare sul principio della trasparenza la cooperazione con l’Aiea. Durante questa visita – aveva aggiunto – saranno fornite alla delegazione tutte le risposte necessarie alle domande poste». Le dichiarazioni di Salehi sembrano un nuovo tentativo di Teheran di smorzare i toni della polemica con i Paesi occidentali, dopo le tensioni nate dalla minaccia iraniana di chiudere lo Stretto di Hormuz e bloccare l’export verso l’Ue.

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