Da Rivera a Eric Cantona: è la politica fatta coi piedi

10 Gen 2012 20:57 - di

L‘ultimo in ordine di tempo è Eric Cantona. L’ex stella del calcio francese ha annunciato (provocatoriamente) l’intenzione di candidarsi alle elezioni presidenziali della prossima primavera. In una lettera pubblicata dal quotidiano Liberation, Cantona – che nel frattempo è diventato un attore – ha scritto ai sindaci di Francia per ottenere le cinquecento firme necessarie per candidarsi all’Eliseo. Cantona, 45 anni, fuoriclasse del Manchester United negli anni ‘90, ha interpretato il film di Ken Loach Il mio amico Eric.  In effetti, l’unico obiettivo di Cantona è quello di sensibilizzare il mondo della politica transalpina rispetto al problema degli alloggi in Francia. La sua è stata soltanto un’operazione mediatica che ha lo scopo di sostenere l’associazione Abbè Pierre, impegnata da vent’anni nella lotta per ai problemi legati ai senzatetto e al caro-alloggi. «Anche se dovesse raccogliere le cinquecento firme dei sindaci, posso assicurarvi che Cantona non si presenterà alle elezioni presidenziali», ha spiegato Patrick Doutreligne, delegato generale della Fondazione Abbè Pierre. «Negli anni – ha aggiunto – Eric si è molto impegnato per le nostre battaglie. Così, appena tre settimane fa, abbiamo deciso di lanciare insieme questa nuova campagna, giocando sull’ambiguità di una sua possibile candidatura all’Eliseo. Non è un colpo mediatico per far parlare di lui, che non ne ha certo bisogno, ma per sensibilizzare il mondo della politica al problema degli alloggi. Se verranno raccolte, le cinquecento firme dei sindaci ci aiuteranno a cambiare le cose». Doutreligne ha quindi sottolineato che grazie alla «finta candidatura» di Cantona, un primo obiettivo è già stato raggiunto. «Da oggi molti dei partiti che partecipano alla sfida presidenziale della prossima primavera hanno assicurato di voler mettere il tema della casa al centro della campagna. Questo è già un bel risultato, anche se ora aspettiamo di vedere le loro proposte». L’associazione chiede la «costruzione di 500.000 alloggi, di cui 150.000 popolari», ma vuole anche «regolare gli affitti» e «i prezzi dell’immobiliare», che in Francia sono schizzati alle stelle dopo la crisi del 2007-2008. L’ex numero 10 del Manchester non è nuovo a queste iniziative provocatorie: alla fine del 2010, Cantona destò scalpore lanciando un appello ai cittadini affinché ritirassero i loro soldi dalle banche, accusate di essere la causa della crisi economica.
Da Parigi a Roma, da numero 10 a numero 10, è inevitabile il raffronto con Gianni Rivera. L’ex golden boy del Milan oggi fa il concorrente di Ballando con le stelle. Al di là delle polemiche sul compenso, intorno ai trecentomila euro, Rivera ha speso il suo nome in politica davvero: sottosegretario alla Difesa col governo Prodi, delegato allo Sport del sindaco Veltroni, prima uomo di sport, poi uomo delle istituzioni, adesso uomo di spettacolo. Una tripla piroetta che può funzionare solo su una pista da ballo. Di campioni prestati alla politica e che i partiti hanno usato come portatori di voti, è ricca la storia dello sport. Tra i campioni del passato spicca Gino Bartali testimonial della Democrazia Cristiana e Nino Benvenuti candidato a Trieste per il Msi. In tempi più recenti Pietro Mennea, Daniele Masala, Yuri Chechi, Gigi Martini, Massimo Mauro (pur di far entrare in Parlamento l’ex centrocampista juventino e per incastrare le caselle tra Senato e Camera Veltroni fu costretto a scaricare addirittura il presidente emerito della Consulta, Aldo Corasaniti).
Non solo i campioni dello sport, molti protagonisti del cinema, della musica e della tv sono stati sedotti dall’idea di fare politica. In Africa fa discutere la scelta di Youssou N’dour, il più famoso cantautore del contiente. Dalla musica ha avuto tutto: successo internazionale, denaro e popolarità. A 52 anni, vuole dedicarsi all’altra sua grande passione: la politica. E vuole farlo puntando in alto, alla presidenza del suo Paese, il Senegal. Nel novembre scorso, aveva annunciato durante un concerto che avrebbe sospeso le esibizioni per concentrarsi nella fondazione del suo movimento politico che si chiama “Io ci sto”. Youssou N’dour è diventato in Senegal un punto di riferimento degli oppositori del presidente Abdoulaye Wade, che ha 85 anni ed è già al secondo mandato. Musicista poliedrico, N’dour è partito dalla musica tradizionale Mbalax fino a diventare uno dei cantanti africani più famosi nel mondo: il suo duetto con Neneh Cherry in 7 Seconds gli valse nel 1994 1,5 milioni di copie vendute e il vertice delle classifiche europee. Nel 2009, ha partecipato al Festival di Sanremo con un brano contro la discriminazione razziale. È stato ambasciatore di buona volontà della Fao ed è impegnato da anni in cause umanitarie. Ha organizzato e partecipato a numerosi concerti, tra cui quello del 1988 a Wembley per Nelson Mandela e lo “Human rights Now tour” organizzato da Amnesty international. Ha investito i ricchi proventi della musica nel settore dei media: è proprietario della rete tv Tfm, della radio Rfm e del quotidiano L’Observateur, che ha spesso posizioni critiche nei confronti del governo Wade. N’dour ha annunciato che il suo programma elettorale comprenderà progetti sociali e contro piaghe mondiali come aids, guerre e povertà. In Brasile ci aveva già provato Gilberto Gil, da cantautore a ministro della Cultura nel governo di Ignacio Lula da Silva: un dicastero nel quale il cantatuore brasiliano è servito più da parafulmine per l’esecutivo che da vero artefice di nuove politiche culturali per il Brasile.   
Non è un caso che la più grande democrazia del pianeta, gli Stati Uniti, abbia rischiato di avere come inquilino della Casa Bianca Arnold Schwarzenegger. La Costituzione americana che impone per la candidatura alla presidenza l’essere nati negli Stati Uniti (Terminator è di origine austriaca) gli ha precluso la possibilità di diventare il secondo attore-presidente dopo Ronald Reagan.
In Italia la rockstar (o l’attore famoso) a Palazzo Chigi è un’eventualità non troppo remota. Da una parte la demolizione mediatica dei politici di professione (la Casta), dall’altra la reintroduzione delle preferenze. Un’accoppiata che ha già dato i suoi frutti con i risultati elettorali del Movimento cinque stelle di Beppe Grillo, (gli ultimi sondaggi li danno allo stesso livello di Futuro e libertà). E visto che un cantautore (o un bravo attore) vengono considerati più credibili di un qualsiasi assessore o ministro, provate a immaginare tre ballottaggi elettorali da fantapolitica: Pierferdinando Casini o Vasco Rossi? Totti o Bersani? Celentano o D’Alema? Nell’era dell’antipolitica la risposta degli elettori-spettatori è tutt’altro che scontata.

Commenti