Natale di solidarietà a Roma. Alemanno: «Creiamo speranza»

26 Dic 2011 20:03 - di

«È Natale e a Natale si può fare di più. Per noi… a Natale puoi». A canticchiare la canzoncina di Natale è Marsela, una bambina di 12 anni che viene dal Congo. Quest’anno anche lei con la sua mamma ha festeggiato il Natale sotto le immense navate della basilica di Santa Maria in Trastevere a Roma. «Sono tanto contenta, qui c’è tanta gente e non siamo sole a festeggiare il Natale», ha detto la sua mamma. Per l’occasione hanno indossato l’abito della festa perché «a Natale non si può essere tristi». Con loro sono tantissime le persone che quest’anno hanno festeggiato il Natale organizzato per i poveri dalla Comunità di Sant’Egidio. Un appuntamento che è giunto ormai alla sua ventinovesima edizione.
Il pranzo di Natale con i poveri è una tradizione della Comunità da quando, nel 1982, un piccolo gruppo di persone povere fu accolto attorno alla tavola della festa nella basilica di Santa Maria in Trastevere a Roma. Erano pochi invitati: alcuni anziani del quartiere che in quel giorno sarebbero rimasti soli e alcune persone senza fissa dimora conosciute nelle strade di Roma. Da allora la tavola si è allargata di anno in anno e da Trastevere ha raggiunto tante parti del mondo, dove la Comunità di Sant’Egidio è presente. «Sono qui per la ventinovesima volta – ha detto il suo fondatore, Andrea Riccardi, da qualche settimana ministro per la Cooperazione internazionale e integrazione – è un’esperienza bellissima in cui le persone più disagiate sono al centro. È la festa della solidarietà quotidiana che non vive solo a Natale, ma c’è ogni giorno. Il momento è difficile per le famiglie e per chi è solo, però a Roma e in Italia ci sono risorse di solidarietà che devono avere spazio. Non è vero che con la crisi la gente è solo presa da se stessa. La gente ha voglia di dare, di apprezzare valori anche immateriali».
E solo a Trastevere, tra la basilica e varie mense, Sant’Egidio per Natale ha messo a tavola circa duemila persone, con un menù di lasagne al forno, polpettine di carne, gateau di patate, lenticchie, oltre ai dolci tradizionali. Solo in basilica sono stati 250 circa i volontari che hanno servito ai tavoli, tra i quali la consigliera regionale del Lazio Isabella Rauti, moglie del sindaco Gianni Alemanno, e il conduttore tv Flavio Insinna. Anche l’assessore regionale al Bilancio, Stefano Cetica, ha fatto la sua parte, nel reparto che preparava le porzioni da servire ai bisognosi. Tra gli ospiti il presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, e diversi prelati provenienti da ogni parte del mondo, tra cui il cardinale Roger Etchegaray. Il pranzo si è concluso con un brindisi e con l’arrivo di Babbo Natale che ha portato regali per grandi e piccini. «Un Babbo di Natale informatissimo – ha raccontato ieri Isabella Rauti in un momento di pausa durante la visita al carcere di Regina Coeli – ogni regalo aveva il suo destinatario e tutti sono stati molto felici. Quest’anno l’utenza è cambiata, al pranzo non c’erano sono solo le famiglie di immigrati, ma anche molti italiani, cinquantenni che hanno perso il lavoro o che a causa della separazione erano soli. Comunque c’era una grande atmosfera di festa. Il pranzo è stato cucinato dai ristoranti della zona ed era tutto organizzato molto bene».
Flavio Insinna, testimonial dell’iniziativa, ha lanciato un appello: «Bisognerebbe fare queste iniziative non solo a Natale, ma ogni giorno. Bisogna darci da fare, tutti quanti, chi più chi meno, quello che si può, anche una goccia». Mentre il sindaco di Roma Alemanno ha sollecitato i presenti: «Dobbiamo farci tutti una promessa, prendiamo forza perché tutti insieme possiamo creare speranza. La società deve partire dalla solidarietà, dai valori e dalla persona umana». Il presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, ha spiegato di essere lì «per il secondo anno consecutivo per dare un messaggio: non siamo presenti solo come istituzioni ma come persone in un momento difficile in cui bisogna ritrovare la speranza. Abbiamo intensificato la nostra attività con Sant’Egidio sviluppando progetti importanti e ringrazio il ministro per quello che fa perché il suo impegno dimostra una intenzione forte da parte del governo». E poi ha sottolineato «che la nostra presenza forte e unita dimostri come non siamo disponibili a lasciare spazio all’estremismo. Dobbiamo dire con forza che noi non siamo da quella parte, siamo con quelli che dicono che le persone sono tutte uguali: respingiamo ogni razzismo».
Quest’anno il pranzo di Natale con la Comunità di Sant’Egidio si è svolto in 73 Paesi del mondo: 32 in Africa, 6 in Asia, 20 in Europa,15 nelle Americhe. Oltre 500 le città: megalopoli come Manila e Città del Messico, piccoli villaggi africani, da Parigi a Jakarta e San Salvador, e più di 130mila le persone che vi hanno partecipato. Nel Corno d’Africa, in Paesi appena usciti da drammatiche crisi come la Costa d’Avorio, il Nord Uganda, la Guinea, nel Congo dei due presidenti, oltre quattromila le persone coinvolte. Nelle carceri, con i malati di Aids in cura col Programma Dream. In Pakistan dieci pranzi di Natale in altrettante città, che hanno visto a tavola, insieme, cristiani e musulmani. I pranzi di Natale nel mondo della Comunità di Sant’Egidio sono tutti autofinanziati e sono possibili grazie alle raccolte di fondi spontanee, Paese per Paese. Oltre diecimila volontari coinvolti nel mondo, 300mila i regali.

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