“Italia protagonista” ricorda la storia dei nostri primi 150 anni

15 Dic 2011 21:17 - di

“Italia Protagonista” ha presentato ieri pomeriggio a Roma il libro che raccoglie gli atti del ciclo di convegni sui 150 anni dell’Unità d’Italia, cinque incontri organizzati nel corso del 2009 e del 2010. Ai lavori, presso la sala del Garante della Privacy in piazza Monte Citorio, preceduti dalla tradizionale Messa nella chiesa di Santa Maria Maddalena nell’omonima piazza, sono intervenuti Maurizio Gasparri, Ignazio La Russa, Roberto Gervaso e Giordano Bruno Guerri. Ma in questi due anni tanti altri relatori hanno partecipato ai convegni di “Italia Protagonista” sui 150 anni dell’Unità e ieri sono stati ricordati: Gennaro Malgieri, Sandro Bondi, Paolo Isotta, Mogol, Mario Resca, Carlo Rossella, Giorgio Albertazzi, Marino Bartoletti, Italo Cucci, Gianni Petrucci, Ettore Bernabei, Gianni Bisiach, Gianni Boncompagni, Fedele Confalonieri, Giovanni Minoli e Pietrangelo Buttafuoco.
Dopo la proiezione del video che ha ripercorso, in una suggestiva carrellata, le immagini salienti della storia d’Italia e dei cinque convegni che negli ultimi due anni “Italia Protagonista” ha organizzato, hanno preso la parola i quattro relatori. «Noi abbiamo aperto le celebrazioni con largo anticipo sulle date canoniche – ha esordito Maurizio Gasparri, presidente dei senatori Pdl – del resto il nostro nome ci imponeva tempestività e passione nel celebrare questo importante evento. L’Italia è una realtà che ha saputo alimentare il sapere nelle sue migliori espressioni. Non solo nei campi della cultura classica e del diritto, ma anche nel modo con cui sono state concepite le città. L’arte italiana non ha pari nel mondo. Ma anche nel campo della scienza e della tecnologia, da Laonardo Da Vinci e Guglielmo Marconi, l’impronta italiana nel mondo è fondamentale e evidente».
«”Non rinnegare, non restaurare”: con queste parole – ha ricordato Ignazio La Russa, coordinatore del Pdl – Giorgio Almirante esprimeva una grande verità. Non bisogna infatti rinnegare il passato, ma analizzarlo e ricordarlo per capire meglio l’attualità e gettare le basi per un futuro migliore. Questo è lo scopo che si prefigge “Italia Protagonista”. Ben vengano dunque iniziative popolari, eventi culturali, tappe celebrative e manifestazioni elogiative di chi ha fatto la Storia, quella con la S maiuscola: dalla politica allo sport, dalla musica alla cultura, fino ad arrivare ai mezzi di comunicazione. “Noi siamo da secoli calpesti, derisi, perché non siam popolo, perché siam divisi. Raccolgaci un’unica bandiera, una speme”: questi versi dell’Inno di Mameli esprimono chiaramente ciò che eravamo prima dell’Unità e della necessità di essere utili sotto un’unica bandiera: il Tricolore. E nella nostra storia – ha concluso l’ex ministro della Difesa – protagonisti indiscussi sono stati anche i militari. I nostri ragazzi e le nostre ragazze con le stellette, che con il loro quotidiano impegno e con enormi sacrifici, celebrano tutti i giorni l’Unità d’Italia. A questi ragazzi in divisa mi piacerebbe dedicare la festa dei 150 anni dell’Unità d’Italia».
E’ stata poi la volta di due non politici, ma scrittori e giornalisti affermati, Giordano Bruno Guerri e Roberto Gervaso. «I 150 anni che abbiamo appena finito di festeggiare – ha esordito il primo – sono quelli in cui quel popolo – noi – ha finalmente avuto uno Stato unitario. Se il popolo italiano ha formato uno Stato, lo Stato ha contribuito a formare il popolo italiano quale è oggi, e per questo ho usato il verbo festeggiare piuttosto che i consueti celebrare e commemorare: l’Unità, per quanti problemi abbia comportato nel Risorgimento e anche in seguito, oggi può essere intesa soltanto come un evento benigno e gioioso, che va ricordato prima di tutto come una festa, una festa di popolo». «Arte, sport, cultura e comunicazione – ha poi preso la parola Gervaso – sono i temi scelti per aprire vecchi armadi, frugare nella memoria e rendere giustizia a periodi, personaggi e talenti che hanno contribuito a fare di questo Paese uno dei protagonisti della civiltà occidentale. Giuseppe Verdi, Coppi, Bartali, Gabriele d’Annunzio sono simboli di epoche diverse, a vario modo amati, contestati, ammirati e seguiti, che in comune hanno la capacità di suscitare in ciascuno di noi un sentimento di unità nazionale, conscio o inconscio che sia. In fondo – ha concluso Gervaso – la storia non è che un futuro portato a compimento. Il domani del nostro Paese è molto debitore alle persone che abbiamo incontrato e conosciuto in questo lungo viaggio. Lo dimostrano i contemporanei che hanno offerto il loro contributo, sollecitati dal desiderio di testimoniare con i loro interventi l’esperienza di una vita».

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