Il Pdl avverte Monti: ora la fiducia devi guadagnartela

23 Dic 2011 20:14 - di

Va bene, non chiamiamola «fase due» come ha chiesto Mario Monti. Ma resta il fatto che, dopo il via libera alla manovra, dall’esecutivo ci si aspetta un cambio di passo. «È probabile che questo governo duri fino al 2013, ma ogni giorno dovrà guadagnarsi e meritarsi la nostra fiducia», ha avvertito ieri Ignazio La Russa, parlando a margine del coordinamento regionale del Pdl della Lombardia. «Certo non saremo più disposti a votare alla cieca manovre che non ci piacciono», ha aggiunto il coordinatore nazionale del partito, ricordando che per il Pdl «oggi il governo deve tirarci fuori dalla crisi e finché proverà a farlo e sarà necessario noi gli daremo il nostro sostegno. Un minuto dopo che finisse la fase acuta di questa crisi però non avrebbe motivo di rimanere così come non avrebbe motivo se cercasse di fare cose diverse da quelle per cui lo abbiamo chiamato a governare l’Italia». Concetti che poi La Russa ha ribadito e chiarito ulteriormente anche nel corso de La zanzara di Radio 24: «Non sono in un governo insieme a Bersani; ho votato la fiducia non al leader del Pd, ma ho votato una specie di certificato di sopravvivenza per Mario Monti», ha detto, aggiungendo che «aspetto con impazienza che si torni alla normalità. Non metto date di scadenza al certificato di sopravvivenza. Durerà quanto deve durare, ma non un minuto di più».

Lavorare per la crescita
A manovra varata, dunque, il Pdl ribadisce la propria posizione. Anche di fronte allo stesso Monti. Il professore, ieri, è stato a colloquio con il segretario Angelino Alfano e i capigruppo di Camera e Senato, Maurizio Gasparri e Fabrizio Cicchitto. Un incontro fissato su richiesta del partito e definito «pre-natalizio e post-manovra» da Alfano. «Abbiamo chiesto al governo di stimolare la crescita e lavorare per far sentire più forte la voce dell’Italia in Europa». In oltre un’ora di confronto il Pdl ha di fatto indicato l’agenda delle priorità, realizzando quello che Gasparri ha chiamato «un proficuo scambio di contenuti con il presidente del Consiglio». Gli argomenti affrontati sono stati le liberalizzazioni, la modernizzazione del mercato del lavoro, la crescita e le riforme europee, nel solco della lettera all’Ue inviata dal governo Berlusconi.

Il Pdl contro «i potentati»
«Abbiamo suggerito a Monti di evitare gli aspetti settoriali, che si tratti di farmacie, taxi o altro, e di concentrarsi sul quadro più ampio: energia, trasporti, servizi pubblici locali. Bisogna incidere sui potentati, sui gruppi di potere e di interessi», ha spiegato Gasparri, parlando delle liberalizzazioni. E ancora: «Abbiamo discusso della riforma dei trattati europei per quanto riguarda il sistema fiscale, e il relativo possibile trasferimento di sovranità, chiarendo a Monti che l’Italia deve far sentire la sua voce, difendendo i propri interessi, e comunque previo un sereno e arioso dibattito parlamentare». «Abbiamo trovato Monti molto disponibile, in particolare – ha concluso il presidente dei senatori del Pdl – ha condiviso le nostre preoccupazioni sulla possibilità per un Paese come il nostro con il 120% di debito, di rientrare nel limite del 60% in tempi relativamente brevi. Il premier ha concordato che ci sarà molto da discutere su questo».

L’ira di Antonio Di Pietro
Nel pomeriggio Monti ha incontrato anche Pier Ferdinando Casini e Francesco Rutelli. Per il primo «il presidente del Consiglio va solo assecondato. L’Udc non ha né richieste, né proteste da fare». Il secondo invece ha sottolineato che «Monti ascolta continuamente i leader e fa bene a farlo». Il giro di consultazioni con i partiti che sostengono il governo, invece, ha mandato su tutte le furie Antonio Di Pietro. «Accordi che avvengono nelle “sagrestie” e solo per motivi che interessano i partiti», è stato il commento del leader dell’Idv, per il quale «si stanno comportando come nella Prima Repubblica ci sono due realtà: una ufficiale, con una maggioranza trasversale e un governo che si definisce tecnico. Poi ce n’è un’altra, non dichiarata, che toglie tutti i ruoli e le funzioni al Parlamento e al governo, quelli veri». Ma le critiche di Di Pietro appaiono quanto mai pretestuose, e dettate probabilmente da un timore di rimanere escluso dai luoghi decisionali. L’Idv, che pure aveva votato la fiducia al governo, ha detto no alla manovra, preferendo la propaganda alla responsabilità. E oggi su quel terreno si muove, tornando anche a chiedere il voto.

«Bilateralmente»
Checché ne dica Di Pietro, infatti, il ruolo del parlamento e la trasparenza dei rapporti sono stati al centro dell’incontro del Pdl con Monti tanto quanto i provvedimenti da mettere in agenda. Non c’è stato solo quel riferimento di Gasparri al «sereno e arioso dibattito parlamentare». Anche Cicchitto ha sottolineato che nel corso del colloquio si è parlato di «metodo e di sostanza». Anzi, per essere più precisi, ha detto che l’incontro «è stato di metodo e in parte di sostanza». Cicchitto ha ribadito che «dopo il rigore servono misure per la crescita» e che «bisogna andare oltre il direttorio a due Francia-Germania, altrimenti si rischia che si inneschi un meccanismo recessivo in Europa e che l’Italia vi si trovi in mezzo». Ma il capogruppo alla Camera ha sottolineato soprattutto che «passato il decreto sulla manovra il governo ci dovrà dire quale sia la sua agenda e confrontarsi bilateralmente su questa».

Così il parlamento resta centrale
La parola chiave di questi incontri è «bilaterale»: ovvero il governo con ciascun partito, in modo che ogni forza politica possa dire la sua, l’esecutivo possa fare le sue valutazioni e il confronto tra partiti possa poi svolgersi nei modi e nelle sedi corrette, che restano quelle parlamentari anche in tempi di governi tecnici sostenuti da maggioranze trasversali. «Non c’è bisogno di sotterfugi, c’è il parlamento e ci sono le commissioni per fare i dibattiti», ha ribadito nei giorni scorsi Alfano. Con buona pace di Casini che ieri, rispondendo a una domanda dei giornalisti, scherzava spostando l’asse sul piano della confidenza personale: «Con Alfano e Bersani? Ci vogliamo bene».

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