Il Cairo, quinto giorno di scontri. La polizia spara

20 Dic 2011 20:24 - di

In Egitto è rivolta quotidiana contro il Consiglio supremo delle Forze armate, un organismo militare che di fatto gestisce il Paese, malgrado vi sia un simulacro di governo. Personaggio particolarmente inviso alla popolazione è il capo del Consiglio Mohammed Hoseyn Tantawi Sulayman. Intanto si è appreso che è di tre morti e 57 feriti il bilancio degli scontri avvenuti nel corso della notte tra lunedì e martedì in piazza Tahrir, al Cairo, tra manifestanti e forze di sicurezza egiziane. Lo riporta il sito del quotidiano locale al-Wafd. I manifestanti accusano le forze della polizia e dell’esercito di aver usato proiettili veri contro di loro. I feriti sono stati portati nella moschea Omar Mukram dove è stato allestito un ospedale da campo. Il primo dei tre morti si chiamava Mohammad Samir Maslaha ed aveva 20 anni. Sarebbe stato ucciso in via Talaat Harb. La seconda vittima aveva la sua stessa età e si chiamava Mohammad Mustafa Hussein Sayed. Era uno studente di ingegneria ed è stato ucciso in piazza Tahrir. Il terzo infine si chiamava Islam Abdel Hafith, di dodici anni,deceduto nell’ospedale da campo allestito nella moschea per le ferite riportate in piazza.
Successivamente sono scoppiati nuovi scontri tra i manifestanti e la polizia al centro della capitale, dove continua la protesta di piazza per chiedere che la giunta militare di Tantawi rimetta i suoi poteri a favore di un’autorità civile. Per il quinto giorno consecutivo, i militari egiziani hanno sparato proiettili contro i manifestanti, oltre ad aver usato bastoni e gas lacrimogeni per disperdere la folla accampata in piazza Tahrir, simbolo della rivolta che ha portato alle dimissioni l’ex presidente Hosni Mubarak. Secondo testimoni, centinaia di poliziotti sono entrati nella piazza e hanno aperto il fuoco contro i manifestanti pacifici. «Centinaia di forze della sicurezza dello Stato e dell’esercito sono entrati nella piazza e hanno iniziato a sparare pesantemente. Hanno inseguito i manifestanti e dato fuoco a qualsiasi cosa che trovavano sulla loro strada, compresi dispositivi medici e coperte», ha raccontato un manifestante. I leader militari sono accusati di un uso eccessivo della forza contro i manifestanti. In quattro giorni di sanguinosa repressione a piazza Tahrir sono morti 14 manifestanti e oltre 500 sono rimasti feriti.
Poche ore dopo, centinaia di donne, di tutte le età, velate e non, e anche qualche uomo, hanno sfilato per le vie del centro del Cairo per protestare contro l’aggressione e il denudamento in piazza Tahrir di una manifestante, le cui immagini hanno fatto il giro del mondo. «L’esercito deve difendere e non aggredire le donne in piazza», ha detto una dimostrante. «Pensa se quella ragazza fosse tua figlia» ha detto un’altra, rivolgendosi al capo del Consiglio supremo Tantawi che, secondo molte manifestanti intervistate da al Jazira, dopo questo episodio se ne deve andare. «Le nostre ragazze sono la linea rossa» ha quasi gridato una signora velata.
Il ministro dell’Interno egiziano Mohamed Ibrahim ha sollecitato la sicurezza centrale ad agire con la massima moderazione nei confronti dei manifestanti. Lo riferisce l’agenzia egiziana Mena. Facendo un sopralluogo in una delle strade centrali del Cairo il ministro ha affermato che il Paese sta attraversando una fase critica e che la sicurezza e la stabilità vanno mantenute.
Intanto potere e piazza si scambiano accuse sulla responsabilità dei disordini di queste settimane: «Denuncerò alla magistratura chi mi accusa di essere dietro gli scontri che si registrano in questi gironi in piazza Tahrir» al Cairo. È quanto ha affermato il leader liberale egiziano Ayman al-Nur in un’intervista. Commentando quanto apparso ieri sulla stampa egiziana, dove fonti dei militari lo accusavano di essere il mandante degli scontri in corso al Cairo, ha affermato «si tratta di fantasia, di un vecchio film già visto. Io non ho alcun rapporto con quanto sta avvenendo». Il politico, considerato come futuro candidato alle presidenziali in Egitto, aggiunge che «si stanno vendicando contro di me per l’iniziativa che ho portato avanti nelle scorse settimane nella quale chiedevo la fine della giunta militare e il passaggio dei poteri a un organismo civile. Intendo querelare la giunta militare perchè le parole usate contro di me sono pericolose e sono peggiori di quelle pronunciate ai tempi di Mubarak». Interviene anche l’altro candidato Mohamed elBaradei: il consiglio militare egiziano dia l’ordine di fermare immediatamente l’uso della forza contro i manifestanti, ha detto el Baradei, sollecitando le forze armate a limitarsi alla protezione degli edifici pubblici. Il consiglio militare, afferma el Baradei, deve dare «un segnale chiaro che a tutti che esercito e polizia rispetteranno la legge e manterranno il sangue freddo» e che i responsabili della sicurezza coinvolti negli scontri saranno giudicati.

Commenti