I “professori” hanno fatto male i compiti

9 Dic 2011 20:19 - di

Cari professori, con molta umiltà vi diciamo che forse avete sbagliato i compiti. Probabilmente perché essere tecnici non significa per forza essere esperti. O anche perché alla necessità di fare cassa andrebbe sempre associata l’opportunità politica, coniugando rigore ed equità. I conti non tornano. E cominciano a venir fuori le voci di chi ha seri dubbi sulla stangata. I fatti cancellano anche il tentativo di D’Alema di trovare uno slogan che funzioni: «Stavolta pagano anche i ricchi, finora non era mai successo», aveva detto in un’intervista alla Stampa, con tanto di titolone. Perché tassare aerei, elicotteri, yacht e macchine di lusso significa ben poco se poi la gente comune deve far fronte all’aumento della benzina e dei prezzi, al ritorno dell’Ici e della logica delle tasse.

Occupazione a rischio

Persino la trovata degli yacht rischia di rivelarsi un boomerang creando non pochi problemi al settore della cantieristica che teme di perdere commesse e ha pertanto avviato una serie di proteste. Un provvedimento pesantissimo, secondo la Cna-nautica, che, relativamente alla tassa di stazionamento delle barche da diporto, segnala come il settore dia lavoro ha centomila persone. «Così com’è impostato – rileva la Cna – il balzello è ben lungi dal gravare sulla proprietà di beni di lusso e sui grandi patrimoni ma, paradossalmente, andrà a colpire la rete ampia dell’indotto dei servizi e della produzione nautica», con un progressivo svuotamento degli approdi turistici italiani a vantaggio di Francia, Spagna, Croazia e Montenegro. Anche la stangata sui capitali scudati, tanto cara al Pd e all’Idv che vorrebbero inasprirla ulteriormente, non è che uno specchietto per le allodole. La Corte dei Conti si dice perplessa sul possibile gettito e i fiscalisti – che a suo tempo hanno portato a termine l’operazione – ci dicono che rintracciare gli scudati è un’impresa molto ardua e in molti casi impossibile. Evidentemente, se non si possono raggiungere non si potrà presentare loro il conto, qualsivoglia sia la cambiale che si vuole portare all’incasso. È certo, invece, che aver rotto il patto con questi signori, sottoscritto dal governo Berlusconi per tramite del ministro dell’Economia di allora, Giulio Tremonti, qualche risultato finirà per averlo. Nel senso che in futuro analoghe proposte non potranno che finire con uno sberleffo all’indirizzo del fisco italiano.

Azione depressiva
Il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, fa la radiografia alla cura-Monti, che nel 2013 dovrebbe portarci al raggiungimento del pareggio di bilancio, e afferma che «costerà all’Italia un’ulteriore contrazione del Pil e una nuova impennata della pressione fiscale, che già è a livelli record, fino al 45 per cento». Quindi una «risoluta azione di contrasto all’evasione fiscale rimane prioritaria». Anche perché quella messa in atto con la manovra-Monti minaccia di rivelarsi un flop. La tracciabilità, infatti, si tradurrà sicuramente in un affare per le banche, che vedranno in questo modo crescere il numero dei clienti e le operazioni da questi svolte, ma potrebbe avere scarse ricadute su quello dell’emersione delle operazioni in nero. Oggi lo Stato ha difficoltà persino a perseguire chi omette di denunciare redditi che hanno già subìto la trattenuta alla fonte e che non vengono denunciati, figurarsi cosa potrà succedere quando la macchina dovrà attivarsi per fare da setaccio a miliardi di operazioni effettuate con moneta elettronica. Sul Prodotto interno lordo, in ogni caso, l’effetto restrittivo sarà di non meno di 0,5 punti percentuali in due anni. Una cosa non da poco se si considera, come invita a fare il presidente della Corte dei Conti. Luigi Giampaolino, che la crisi ha già bruciato 200 miliardi di Pil, a cui andrebbero a sommarsi gli effetti della «spirale negativa» attivata con la manovra.

Pagano i soliti noti

Il fatto che non paghino i ricchi non significa però che non paghi nessuno. Le misure sono durissime e vanno ad abbattersi sui redditi medi e su quelli bassi. Intanto perché la stangata sulla previdenza non penalizza certo i pensionati d’oro, ma incide soprattutto su chi, facendo un lavoro pesante, non vede l’ora di andare in pensione. Poi perché il blocco dell’indicizzazione degli assegni, a partire da 936 euro al mese, è tanto più pesante quanto minore è l’importo che si percepisce. Per ultimo perché azzera il trattamento col sistema retributivo e ciò avviene per tutti, indipendentemente dall’importo da riscuotere. Non è a caso che il presidente Giampaolino sottolinei che «ci sarà un forte impatto sociale». Le addizionali Irpef e così anche l’aumento delle accise sulla benzina e le ricadute in termini di crescita dei prezzi si scaricano su tutti i cittadini, con un impatto maggiore per chi ha meno. E così anche l’Iva, che tra l’altro avrà effetti sull’inflazione, il cui livello potrebbe risultare «lontano – osserva Giampaolino – dall’obiettivo di stabilità dei prezzi assunto in sede europea». Tutto qui? No. La Corte dei Conti sottolinea la pericolosità di questa evoluzione delle cose, perché l’aumento dei prezzi al consumo, che potrebbe raggiungere il tre per cento, avverrà «in un contesto di stagnazione della domanda» e può essere stimato in «almeno un punto percentuale».

Commenti