Milano, Boeri fa le valigie. Dov’è finito il sogno arancione?

28 Nov 2011 20:36 - di

Stefano Boeri fa le valigie, l’archistar del Pd che incantava gli elettori con lo slogan «cambiamo città, restiamo a Milano» è rimasto vittima della gioiosa macchina da guerra arancione. Il divorzio tra l’assessore alla Cultura e all’Expo del Comune di Milano e il sindaco Giuliano Pisapia è ufficiale. Dopo mesi di guerra strisciante e l’ultimo week end di frizioni seguite alla sfiducia del primo cittadino («le sue dichiarazioni sul Museo di arte contemporanea sono valutazioni personali mai discusse in giunta») ieri l’urbanista prestato alla politica ha rimesso le sue deleghe, Cultura, Moda, Design ed Expo, nelle mani del sindaco.
Vento nuovo, sostanza antica, di democristiana memoria. È una formula soft quella scelta dal Pd meneghino per evitare la rottura definitiva e l’effetto domino dopo l’ultimatum di Pisapia, che ha sempre mal sopportato le performance da solista dell’assessore. La “restituzione delle deleghe” lascia il boccino nelle mani del sindaco che ora deve decidere se affidare di nuovo l’incarico all’archistar (ipotesi molto remota), se rimpiazzarlo (magari un altro big più addomesticato) o se optare per un ridimensionamento dell’assessorato alla sola Cultura. È infatti l’Expo il pomo delle discordia che ha visto in questi sei mesi troppo spesso il sindaco e Boeri su fronti contrapposti, con il Comune di Milano a firmare un accordo di programma per rivedere l’Orto Botanico del piano originale (firmato dallo stesso Boeri, in veste di architetto, più di 2 anni fa) e l’assessorre a criticare la gestione del progetto. Per continuare con una giostra di dichiarazioni non concordate, anticipate su facebook prima dei passaggi formali a Palazzo Marino, come quando in pieno agosto spiazza tutti dicendo di voler portare in Comune Il Quarto Stato di Pelliza da Volpedo «perché non valorizzato al Museo del ‘900». L’ultimo fuor d’opera riguarda la contrarietà al Museo di Arte contemporanea a City Life: Boeri fa sapere di voler individuare un’altra collocazione (la ex sede dell’Ansaldo Breda) senza avvertire Pisapia… Troppo per un sindaco a capo di una maggioranza improvvisata che non può permettersi controcanti e capricci quotidiani.
Ieri è andato in scena il primo round di una resa dei conti annunciata. La restituzione delle deleghe «è stata una scelta difficile che va intesa come un atto distensivo e di fiducia nei confronti del sindaco», spiega ormai l’ex assessore parlando di una decisione maturata «nel corso di in una lunga riunione» con il Pd meneghino. La segreteria milanese del Pd si affretta a parlare di un gesto responsabile e di sforzi compiuti «per evitare ripercussioni e contenere le tensioni nell’ambito di un normale confronto dialettico». Identico il commento del socialista in quota Pd Roberto Biscardini, che chiede una soluzione tempestiva perché «Boeri, come tutti noi, è parte dello straordinario cambiamento avvenuto a Milano nel maggio scorso, ma lui in particolare rappresentava con Pisapia un’accoppiata simbolo dell’unità della coalizione». Che infatti brancola nel buio. «Ci saremmo aspettati qualche certezza», dice Matteo Forte, giovane consigliere comunale del Pdl, «invece in aula abbiamo ascoltato una maggioranza che dice “non possiano dirvi ancora nulla, stiamo verificando…”». Uno stringato comunicato di Palazzo Marino annuncia che il sindaco ha «immediatamente avviato un confronto con gli altri assessori e incontrerà presto tutti i consiglieri comunali di maggioranza» e che nei colloqui «è stato ribadito che il bene più prezioso è la collegialità del lavoro della squadra di governo». Da Roma qualche ora dopo Bersani assicura che «il Pd è al lavoro per aggiustare le cose». Che il tandem tra il divo Giuliano e l’urbanista di peso non potesse durare era chiaro fin da subito. I due si sono scontrati un anno fa alle primarie per la scelta del candidato da contrapporre a Letizia Moratti e da allora si sono sempre mal tollerati a vicenda anche se, una volta conquistata la cittadella berlusconiana, sono diventati il simbolo del sogno arancione, del riscatto della Milano “normale” sulla Milano da bere del Cavaliere. Dopo gli abbracci di rito e i festeggiamenti di maggio all’ombra della Madunina è iniziata una difficilissima navigazione a vista nobilitata dalla retorica della liberazione dal Cavaliere. «La verità – prosegue Matteo Forte – è che non si aspettavano di vincere e sono totalmente allo sbando, finché si tratta di fare l’opposizione e di gridare all’untore va tutto bene, quando si tratta di assumersi responsabilità di governo salta tutto. Sta accadendo a Milano quello che è successo con il governo Prodi, impossibile governare con i Centri sociali e gli ex socialisti, i cattolici, i sindacalisti della polizia e i no global. L’improvvisazione nasconde l’incapacità strutturale a governare».
La guerra fra le due prime donne è solo la punta dell’iceberg, spiega l’opposizione milanese. La maggioranza non può permettersi il lusso di una personalità come Boeri, esponente della Milano radical chic, grande architetto, progettista di Expo che fa da controcanto al sidaco Pisapia. «Se si esclude Tabacci – osserva Forte – la squadra del sindaco è una giunta rigorosamente low profile…». Come finirà? Difficile dirlo. In perfetto stile Prima repubblica, probabilmente il sindaco si terrà la delega su Expo e Boeri quella alla Cultura. «Lo spettacolo che il duo del “vento che cambia” Pisapia-Boeri sta dando alla città a soli 180 giorni dal loro insediamento è esattamente il contrario di quello della buona politica di cui si riempito la bocca Pisapia durante la campagna elettorale», commenta Riccardo De Corato, vicepresidente del consiglio comunale, «eravamo stati facili profeti nell’immaginare il progressivo sfaldamento di questa giunta e di questa maggioranza, ma nessuno poteva prevedere che tutto avvenisse già nei primi sei mesi di governo».
È un duro risveglio per il popolo arancione. Possiamo finire così? si domandano sulla rete militanti e fan delusi. «Sei mesi fa abbiamo visto a Milano nascere la speranza di un’Italia diversa», si legge in un documento on line, «oggi, in questo autunno, non ci capacitiamo di come diversi punti di vista possano portare a una rottura definitiva dei rapporti tra il sindaco e un suo assessore». Il collettivo milanese di designer Esterni, invece, ha rivisitato per l’occasione l’ultima scandalosa campagna pubblicitaria di Benetton dedicandola ai due ex sfidanti alla poltrona di sindaco. Sul sito compare un fotomontaggio di Pisapia e Boeri che si baciano, sopra la scritta “Unhate”, la foto è stata anche postata da un simpatizzante sulla bacheca di Boeri accompagnata da un vibrante appello alla riconciliazione.

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