Le battute del premier tornano a far ridere

22 Nov 2011 20:35 - di

È vero: probabilmente Berlusconi si sarebbe messo nei guai da solo, cercando di uscire dall’impasse, raccontando quella dei tre commissari europei francese, tedesco e spagnolo, ma un dato salta subito all’occhio: in tempi di coesione nazionale (forzata), anche le gaffe in campo internazionale vengono accolte con un altro spirito. Il primo scivolone di Mario Monti – veniale, per carità… – avviene a Bruxelles, dove il professore bocconiano gioca in casa. «Rispetto al governo precedente – spiega il neopremier – credo che potremo andare più decisamente a fondo…». Poi ci pensa un attimo, sorride e ironizza: «…A fondo nel senso buono, incisivamente». Poi, rivolto al presidente della Commissione europea, Jose Manule Barroso, che sorride accanto a lui, il capo del governo italiano rimarca: «Il presidente conosce così bene l’italiano che può cogliere anche queste sfumature». Risata generale e poi tutti a parlare di cose serie. Siamo adulti, tecnici e sobri, cribbio. E infatti Repubblica non grida allo scandalo, non punta il dito contro la turbativa dei mercati, non dice che altrove non si fa. L’impressione generale di una certa acquiescenza verso il nuovo presidente del Consiglio è forte, quasi che le sue battute facciano più ridere, le sue manovre siano più efficaci (anche se sono le stesse degli altri) e dando un colpo al juke-box faccia automaticamente partire le hit del momento. Una visione pericolosamente irrazionale, quasi mistica, messianica, che contrasta un po’ con la fredda lucidità richiesta in questi casi. Il governo dei tecnici, quello santificato in virtù della confidenza con i numeri e i dati anziché con le vaghe formule politiche e politicanti, si scopre alla fine ammantato di un carisma tutto irrazionale. Un po’ come nella barzelletta del professore bocconiano, del commissario europeo e dell’ex premier…

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