De Magistris e la città perfetta. In fiction

25 Nov 2011 20:43 - di

Nel 1770, a Parigi, un filosofo minore, Louis Sébastien Mercier, scriveva un romanzo destinato a lasciare qualche traccia significativa nella letteratura francese del periodo illuminista, L’anno 2440: un’opera nella quale si delineava la città del futuro, perfetta nelle geometrie urbanistiche, nel decoro sociale e nell’assetto democratico, mentre nella capitale francese regnava il degrado morale e politico. Per la prima volta, ed era questo il vero pregio letterario dell’opera, l’utopia diventava ucronia, da non-luogo a non-tempo, nell’ottica di una città ideale su cui aveva iniziato a ragionare oltre cent’anni prima il frate dominicano calabrese Tommaso Campanella. Duecentoquarantuno anni dopo la pubblicazione dell’opera di Mercier, a Napoli un sindaco compie la stessa operazione, ma proiettando se stesso nel futuro, in una città che lui stesso ha reso perfetta, governandola bene fino al 2020: niente rifiuti, solo ordine e pulizia. E lui, Luigi De Magistris, neanche troppo invecchiato, a passare le pattine sui sampietrini di Piazza Plebiscito. Lo chiamano “mockumentary”, è l’ultima invenzione mediatica della sinistra populista, sarà presentato al festival del cinema di Torino che si è aperto ieri: una fiction sulla Napoli futuristica del 2020, trasformata in un paradiso di pulizia, presentata personalmente dal sindaco di Napoli. L’idea di fondo è quella di annunciare ciò che non è ancora accaduto, rappresentare una realtà immaginifica, trasferire su pellicola una profezia autoavverante. Perché i napoletani, si sa, hanno fantasia, basta cullarli con le illusioni, prima ancora di governare bene. Ci aveva provato anche l’intellighentia di sinistra che coccolava Bassolino, nel 1997, quando realizzò il film I Vesuviani, nel quale il sindaco di Napoli (alter ego di Bassolino) risaliva faticosamente le pendici del Vesuvio arrivando fino in cima, con un’epica impresa sotto metafora politica. Non portò bene né a lui né alla città. E non certo per colpa dei napoletani scaramantici.

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