Thor vive: crescono le religioni pagane

6 Ott 2011 20:12 - di

I popoli nordici sono, a ragione, noti per il loro grande rispetto per le opinioni altrui e per la loro tolleranza verso tutte le religioni. Questo deriva da un loro specifico patrimonio identitario che li porta a conservare, ma anche a rispettare, e talvolta praticare, le tradizioni.
Prendiamo la Norvegia, Paese nordico per eccellenza: qualche tempo fa il comune di Oslo concesse agli adoratori di Thor, Odino e di tutta la saga nordica il permesso di aprire un cimitero tutto per loro e comunque per i fedeli di religione neopagana. Non stupisca, perché, contrariamente al Mezzogiorno d’Europa, nel nord i neopagani sono moltissimi, non solo in Norvegia, ma anche in Finlandia, nei Paesi baltici, in Danimarca e anche nel Regno Unito. Nella piccolissima Estonia, ad esempio, i neopagani sono alcune migliaia. La religione di Odino, nel Paese dei Vichinghi, è riconosciuta sin dal 1996, per cui si possono anche celebrare matrimoni. Ma con la decisione dell’amministrazione della capitale vi si potranno anche celebrare i funerali. Certo, la cerimonia non è come quella che tutti abbiamo visto ad esempio in I Vichinghi con Kirk Douglas o in Il tredicesimo guerriero con Antonio Banderas, nei quali un drakkar, ma anche una semplice zattera, veniva spinta nel mare (o in un lago) con il defunto deposto su una pira, e successivamente gli arcieri vi lanciavano sopra frecce incendiarie. Sarebbe oggi complesso, ma nel camposanto di Voksen i seguaci di Odino hanno eretto una barca in pietra all’interno della quale potranno trovare posto alcune centinaia di urne contenenti ceneri dei defunti cremati. In realtà, le cifre norvegesi, secondo l’associazione Bifrost, sono ancora basse: ci sono poco più di un paio di centinaia di “neo-vichinghi”. Previsto un suggestivo cerimoniale al lume delle fiaccole con letture di antiche poesie nordiche e brindisi allo scomparso con coppe di mjöd, la birra dei guerrieri. Chissà se è prevista la preghiera del vichingo che noi abbiamo appreso nel film di John McTiernan e pronunciato dal capo dei vichinghi morente: «Ecco io vedo mio padre, ecco io vedo mia madre e le mie sorelle e i miei fratelli, ecco io vedo tutti i miei parenti defunti dal principio alla fine, ecco ora chiamano me, mi invitano a prendere posto tra di loro nella sala del Valhalla dove l’impavido può vivere… per sempre!».
C’è insomma in Europa una “riscoperta” delle saghe nordiche, i cui dèi più conosciuti sono appunto Odino, Thor, Loki e gli altri che vivono ad Asgard. Merito dalla diffusione dei fumetti dell’americana Marvel, che oltre all’Uomo Ragno, Devil, i Fantastici Quattro e Silver Surfer aveva anche un albo dedicato a Thor. Da questo fumetto, come peraltro dagli altri, è stato realizzato un film di successo, Thor, diretto dal regista nordirlandese Kenneth Branagh (Il flauto magico, Hamlet, Frankenstein di Mary Shelley) e interpretato dall’australiano Chris Hemsworth, nella parte del dio col martello.
E proprio all’icona norrena, al personaggio che più ha colpito l’immaginario della gente da secoli, è stata dedicata la conferenza di apertura dell’XI edizione di Romics, la grande manifestazione dei fumetti che si è tenuta pochi giorni fa a Roma. Nel corso del dibattito si è rievocata la figura mitologica di Thor, descritta con particolare efficacia dal professor Mario Polia, docente di Antropologia culturale all’Università Gregoriana, nonché autore di numerose opere sull’antichità, sulle religioni, sull’archeologia e molte altre. Polia ha tratta mirabilmente il personaggio di Thor, figura-chiave nella mitologia nordica, riferendosi anche all’opera cinematografica: «Il film è ben fatto, ha rispettato l’essenza del mito, dandone un’interpretazione moderna, non soltanto negli aspetti tecnici, ma anche nel linguaggio».
Polia, che è anche archeologo, storico, etnografo, ha analizzato i personaggi asgardiani come Odino, dio pensante, saggio e giusto, lo stesso Thor, il figlio guerriero, impetuoso e impulsivo, che vorrebbe distruggere il male per riportare l’ordine, Loki, figlio dei giganti di ghiaccio e quindi delle forze del disordine e della distruzione. Il professor Polia ha concluso evocando il mito di Thor come l’eterna lotta tra le forze generatrici del sole, del fuoco e della terra e la forza distruttrice del ghiaccio. Alla fine gli dèi muoiono, ma sopravvive uno dei figli di Odino, il dio della primavera: quando il mondo sarà distrutto, ritornerà a nascere.

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