«Sorvegliati speciali», l’ultimo tormentone del centrosinistra

28 Ott 2011 19:55 - di

Acqua alla gola, le opposizioni cercano di risalire a galla dopo la sberla che hanno avuto quando l’Europa (che pensavano ostile al Cavaliere) ha promosso il piano del governo. Ora si aggrappano a un nuovo slogan, «l’Italia è una sorvegliata speciale», nel tentativo di far credere all’opinione pubblica che la Ue non si fida di Palazzo Chigi e quindi tiene sotto controllo ministri e premier, quasi fossero agli arresti domiciliari. Che cosa ci sia alla base di questa convinzione non è dato saperlo, ma appare evidente che sono pronti a buttare via il bambino con l’acqua sporca, fregandosene delle conseguenze che – una crisi di governo – avrebbe proprio sui salvadanai di chi (per usare la solita frase di rito) non riesce ad arrivare a fine mese. Pur di liberarsi di Berlusconi, la sinistra non esita a mettere a rischio l’economia del Paese e a creare problemi all’intera Europa. Del resto, pensavano di trovarsi nella stessa curva ultrà con Sarkozy e la Merkel a gufare contro il Cav e invece hanno scoperto che ora sono proprio loro due i maggiori “tifosi” di Berlusconi (perché se l’Italia va in tilt sarebbero guai anche per Francia e Germania).

Alleati per forza
Basta leggere le dichiarazioni fatte da Sarkozy e da Obama, per rendersi conto che l’interconnessione dei mercati moderni costringe gli uni e gli altri a procedere a braccetto. L’Italia, in questo periodo, è sotto i riflettori di tutti, ma non perché il presidente dei francesi, la Merkel o altri hanno poca stima di Berlusconi. Al contrario, tutti sperano che raggiunga gli obiettivi, essendo evidente che se salta il nostro Paese anche gli altri vanno a fondo. Fuori dai nostri confini sanno perfettamente che non esiste in questo momento la possibilità di un governo alternativo con più chance di quelle del Cavaliere. «Se crolla l’Italia – afferma Sarkozy – è la catastrofe globale». E argomenta: «È stato necessario salvare la Grecia, perché se Atene andava il default, Roma gli sarebbe andata dietro», scavando una voragine che avrebbe fagocitato tutti. Una lettura di parte? No, anche Obama la pensa così. Il presidente Usa sottolinea che «il sostegno all’Europa è non solo dovuto ma vitale». Si rende conto, infatti, che se la crisi dovesse travolgere l’Italia e la Ue gli Stati Uniti non ne resterebbero fuori. Così anche lui finisce per fare il tifo per Berlusconi e la stabilità del nostro Paese.

La partita delle banche
Berlusconi, perciò, si trova ad avere in questo momento alleati forti e, per certi versi, inaspettati che fanno gli scongiuri perché il suo governo regga. La partita di oggi si gioca sulla salvezza dell’Italia: non lo hanno capito soltanto i catastrofisti di casa nostra. Intantosi ricapitaalizzano e banche, con Sarkozy e la Merkel che hanno fatto la parte del leone. Mercoledì notte, a Bruxelles, ci si è messi d’accordo sull’aumento del fondo salva-stati da 440 a 1000 miliardi. Ma ci si è messi anche d’accordo sull’abbattimento del valore nominale dei titoli greci in pancia alle banche del 50 per cento (il cosiddetto taglio di capelli). Le banche francesi e tedesche, piene zeppe di titoli greci, sarebbero le più penalizzate e quindi quelle che dovrebbero ricapitalizzarsi di più. Ma solo in teoria. Nella pratica, invece, si scopre che sulla base di calcoli Eba (European Banking Authority), quelle italiane finirebbero per pagare un costo anche più alto: 14,77 miliardi, contro i 30 della Grecia, i 26,2 della Spagna, gli 8,8 della Francia e i 5,2 della Germania.

Inganno svelato
Com’è possibile tutto questo? Il perché lo svela Mf. L’Eba – scriveva ieri il quotidiano dei mercati finanziari – ha deciso che gli istituti di credito europei debbono fare buffering, ossia procurarsi capitali per raggiungere un Core tier 1 del 9 per cento. Il tutto dopo aver svalutato i loro investimenti in titoli di stato europei ai valori di mercato correnti al 30 settembre 2011. Ebbene, in questo modo chi ha titoli greci svaluta del 50 per cento, ma chi possiede Btp in grande quantità (è il caso delle banche italiane) è costretto a pagare un conto salatissmo. Da ciò le perplessità dei mercati e la débacle dei nostri titoli bancari ieri a Piazza Affari. Il duo Merkel-Sarkozy, in sostanza, costringe i nostri istituti di credito a fare ricorso al mercato per rafforzaare il loro capitale, nonostante siano tra le poche in Europa a non essersi trovare spiazzate di fronte alla crisi 2007-2008 e a non esssere troppo esposte sul fronte greco. Unicredit, Intesa Sanpaolo e Mps  annunciano battaglia, ma intanto c’è chi si chiede fino a quando il nostro Paese dovrà sottostare ai giochetti di Francia e Germania che pretendono di aggiustare le cose nella Ue a loro uso e consumo.


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