Gli industriali s’indignano ma con Silvio macinano utili

3 Ott 2011 20:15 - di

«Il vostro agire, attento solo ai piccoli e grandi interessi personali o di partito, ci sta portando al disastro…». Diego Della Valle, nella lettera-denuncia pubblicata sabato sui giornali, s’è scagliato violentemente contro la classe politica italiana ma ha dimenticato di dire che il “disastro” coincide con i migliori anni della sua vita imprenditoriale: quelli del triennio di governo berlusconiano. Dal 2008 ad oggi, per lui, ma anche per tanti altri big dell’industria italiana, la crisi internazionale s’è fatta sentire ma non al punto da intaccare il formidabile giro d’affari dei loro colossi. A cominciare da quello calzaturiero di Della Valle, il gruppo Tod’s, che negli ultimi tre anni ha registrato un balzo in avanti nel fatturato, negli utili e nei dividendi distribuiti, con una performance particolarmente brillante proprio nei primi sei mesi del 2011. Il suo è solo il primo di una lunga serie di esempi di imprenditori a cinque stelle che in questi giorni sparano bordate sul governo ma che dal 2008 ad oggi hanno lasciato ai pesci piccoli il pasto amaro della recessione. I Della Valle, ma anche i Montezemolo, i Marcegaglia, i Bombassei, conti alla mano, potrebbero essere definiti ironicamente la razza del “chiagne e fotte”: quelli che da un lato attaccano la classe politica ma che al contempo un po’ di “interessi personali” se li fanno, meglio e più della casta.

Luca e Diego a tutto gas

Andiamo sulle cifre, che parlano da sole. Dopo il primo anno del governo Berlusconi Diego Della Valle ha chiuso il bilancio 2009 con un utile netto di 85,7 milioni, in miglioramento del 3,5% rispetto all’anno precedente e il Cda ha proposto la distribuzione di un dividendo di 1,50 euro, in aumento del 20%, da 1,25 euro dell’esercizio precedente. Ancora meglio, per il gruppo Tod’s, è andato il bilancio 2010, chiuso con un utile netto consolidato di 110,8 milioni di euro, in crescita del 28,6% rispetto al 2009 e un dividendo di 2 euro per azione. Per non parlare del fatturato, salito del 10,4%. Certo, peccato per la crisi, per la recessione, poteva andare meglio. Eppure in pieno “disastro”, anche i primi sei mesi del 2011 tutto sommato non sono andati male per il calzolaio toscano, che ha chiuso la semestrale con un fatturato in crescita del 16,4% e un utile netto pari a 65,4 milioni di euro, con una crescita del 26,7%, rispetto al primo semestre 2010. Niente male, a conto fatti, nemmeno per il suo amico e socio Luca Cordero di Montezemolo, con cui Della Valle condivide l’avventura della Ntv (la nuova società destinata a fare concorrenza alle Fs) ma anche un atteggiamento fortemente ostile nei confronti del governo. La semestrale 2011 del gruppo Ferrari si è chiusa con un utile netto in crescita del 23,5% a 91,8 milioni di euro, lasciando ipotizzare un’annata che lo stesso Montezemolo ha definito “una delle migliori nella storia della Ferrari”, in grado di ripetere i successi del 2008. Ma anche lo scorso anno l’azienda di Maranello non se l’era passata male, chiudendo con ricavi per 1.919 milioni di euro, in crescita del 7,9% rispetto al 2009.

Niente male, Emma

 Nella nomenklatura di Viale dell’Astronomia sono in tanti a potersi rallegrare per i primi tre anni di governo Berlusconi. A cominciare dal suo presidente, Emma Marcegaglia, che nel 2009 ha visto chiudere il suo gruppo, che va dalla siderurgia all’edilizia, con un utile di 16,29 milioni: un risultato di poco inferiore a quello dell’anno precedente, ma ottenuto accrescendo le proprie quote di mercato, “dal momento che i diretti concorrenti hanno subito un più consistente calo del business”, come informava una nota del gruppo. Nel 2010, poi, il gruppo Marcegaglia ha annunciato la netta ripresa del fatturato, alla quale, però, non è corrisposto un commisurato incremento dell’utile netto, ma questo soprattutto a causa della crescita delle svalutazioni di partecipazioni e all’impennata degli oneri straordinari. Nulla che abbia a che fare con l’attività industriale, che invece migliora, come ha annunciato a inizio anno lo stesso amministratore delegato, Antonio Marcegaglia, che dichiarava di voler mettere a segno nel 2011 «un’ulteriore crescita del fatturato, grazie al favorevole trend dei settori della meccanica, dell’elettrodomestico e, in misura inferiore, al riavvio del settore delle costruzioni».

Bombassei senza freni

Il vicepresidente di Confindustria, Alberto Bombassei, titolare del colosso dei freni “Brembo”, nello scorso agosto s’è leccato i baffoni grigi che esibisce da molti anni dopo aver appreso che la semestrale s’è chiusa con un utile netto pari a 24,7 milioni di euro (+32,6%) e ricavi in crescita pari a 632,7 milioni (+19%). E nel 2010? Un trionfo: ricavi chiusi con un più 30,2% rispetto all’esercizio 2009, ed un utile netto di 32,3 milioni, triplicato rispetto ai 10,5 milioni del 2009. A proposito, anche Bombassei è salito sul supertreno di Montezemolo e Della Valle con un discreto investimento personale.

I rubinetti aperti di Bonomi

In Confindustria, dunque, o sono tutti bravi o sono tutti molto fortunati. Sta di fatto che in piena crisi sono davvero pochi quelli che se la passano male. Anche l’altro vicepresidente, il bresciano Aldo Bonomi, titolare dell’omonimo gruppo specializzato nella produzione di rubinetteria, nell’anno nero dell’economia, il 2009, ha sì subìto un forte calo dei ricavi “aggregati”, passati dai 116 milioni di euro del 2008 ad 85 milioni, ma ha segnato un vero e proprio record storico dell’utile netto del gruppo, passato dai 7,8 milioni del 2008 ai 8,8 milioni del 2009. L’anno successivo il gruppo Bonomi ha chiuso con un più 15% sia per il fatturato italiano che per quello estero, a dimostrazione di come anche lui, nella fase economica più complessa, affidata al governo Berlusconi, tutto sommato non se l’è vista proprio brutta.

Il boom del giovane Morelli

La carrellata sulle ottime performance industriali dei componenti della giunta di Confindustria potrebbe proseguire, ma forse è il caso di approfondire un caso particolare, emerso mediaticamente negli ultimi giorni: quello del giovane Jacopo  Morelli, già vice di Federica Guidi, poi diventato nella primavera scorsa il leader degli imprenditori junior. È lui il regista dell’operazione anti-politica di Capri, il tradizionale convegno dei giovani industriali, dove la presenza di rappresentanti dei palazzi romani è stata interdetta per protesta. Il giovane Jacopo, 35 anni, rampollo di una famiglia che gli ha lasciato in gestione un’azienda (EmmeEmme spa) che distribuisce arredamento con il marchio Mobilmarket, non ha troppo da lamentarsi per gli anni del Cav, con 4 milioni di euro di fatturato l’anno. A proposito, fino a pochi giorni fa sul sito del gruppo era presente una scheda sull’azienda, dal titolo: “Mobilmarket, una storia italiana…”. Vi ricorda qualcuno?

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