E Lannutti si smarca: «Io tifo per Italia» 

5 Ott 2011 20:14 - di

Non ditelo a Di Pietro, ma uno dei suoi più fedeli parlamentari, Elio Lannutti, non ha stappato neanche un Crodino per festeggiare la bocciatura dei conti italiani da parte di Moody’s. Il paladino dei consumatori,esidente della battagliera associazione schierata in difesa de già pri risparmiatori, l’Adusbef, ieri sera s’è meritato addirittura un’intervista in prima serata a “Striscia la notizia” per le sue denunce sull’inattendibilità delle agenzie di rating internazionali. Lannutti non ci sta ad alimentare il polverone di polemiche sollevate dall’opposizione contro il governo per l’incapacità di fronteggiare la crisi, anzi: lui è il primo a diffidare di giudizi di società di controllo contabile che a suo avviso non sono né documentate né indipendenti. «Basti pensare che le “tre sorelle”, Standard and Poor’s, Moody’s e Ficht, le maggiori agenzie internazionali di rating, non riescono nemmeno ad ottenere il riconoscimento ufficiale dall’Unione europea. E lo sa perché?».

No,  perché?

Come sa la procura di Trani indaga su di loro per verificare eventuali reati di turbativa dei mercati, su nostra denuncia. E questo ha prima bloccato il via libera della Consob e poi quello dell’Easm, l’authority di vigilanza europea, braccio armato della Ue sui controllo finanziari e contabili. Se andate a verificare il registro delle agenzie di rating riconosciute dall’Easm ne troverete altre nove, ma non le tre sorelle…

Che cosa rende poco credibili le agenzie di rating?

Il pesantissimo conflitto d’interessi che le caratterizza, solo Moody’s è partecipata da fondi di investimento privati che gestiscono patrimoni di oltre tremila miliardi di dollari, per non parlare delle altre. Ma la diffidenza nasce anche da clamorosi errori in cui sono incorsi perfino quando hanno declassato i conti americani, con Standard and Poor’s accusata di aver sbagliato di  duemila miliardi di dollari. Per non parlare dei disastri combinati in Italia, da Parmalat in poi. Non dimentichiamo che se siamo in questa situazione di crisi internazionale, la colpa è proprio di chi era pagato per vigilare.

E che c’entra Moody’s?

È evidente che l’origine di questa situazione è nella crisi dei mutui subprime americani del 2007, quando le banche innescarono quel circolo vizioso dell’indebitamento senza alcun controllo da parte degli organismi preposti a farlo, in primis le agenzie di rating. Oggi non vedo con quale credibilità chi ha lasciato mano libera alle banche di fare quei disastri, possa emettere giudizi sul nostro Paese, anche alla luce di quello che ha detto la Sec.

Parliamo della Consob americana, certo, che più volte ha sollevato rilievi. Lei a cosa si riferisce in particolare?

La Sec sostiene che le agenzie di rating mettono in giro informazioni riservate, prima di comunicarle agli interessati, per favorire i propri, diciamo… investimenti. Spero che la procura di Trani faccia chiarezza si tutti questi aspetti, visto che al momento risultano indagati tre analisti della Standard & Poor’s, uno di Moody’s e i responsabili legali per l’Italia delle due agenzie.

Come giudica gli attacchi al governo da parte dell’opposizione, dopo il declassamento di Moody’s all’Italia?

Io non sono tra quelli che festeggia quando viene attaccato il nostro Paese. Qui sono in ballo i risparmi della povera gente che ha investito in titoli di Stato, che rischia di veder vanificati anni di sacrifici, di lavoro. Tutto questo non può essere oggetto di dispute politiche tra fazioni: i diritti dei risparmiatori non hanno colore politico.

Una posizione responsabile. Proverà a convincere anche il leader del suo partito, Di Pietro, tra i più aggressivi col governo?

No, io esprimo la mia posizione, gli altri facciano come meglio ritengono. Come partito, però, presenteremo una mozione in Senato bypartisan per chiedere regole certe contro la speculazione, per riaffermare il primato della politica, per frenare l’invasione degli oligarchi, come Draghi e Trichet, che si permettono di scrivere lettere di commissariamento all’Italia, una cosa non prevista da nessun trattato. E Tremonti che fa?

Che fa?

Invece di informare il Parlamento del contenuto della lettera, la consegna al giornale amico, il “Corriere della Sera”, che la pubblica in esclusiva. Questo significa rinunciare completamente alla politica, mortificarla, piegarla ai tecnici, invece di riaffermarne il primato.

Vuole dire che lei non condivide neanche l’ipotesi del governo tecnico per cacciare Berlusconi?

Per carità, i governi tecnici sono espressione degli stessi oligarchi che cercano di commissariare i governi. Meglio andare al voto, anche se questo implica un rischio per i mercati: non so gli “spread” a quanto volerebbero…

Mi vorrà mica dire che è meglio se Berlusconi resta al suo posto?

No, in ogni caso è meglio andare al voto…

Gli italiani secondo lei sono spaventati da questi allarmismi su un possibile default? Avverte preoccupazioni sui depositi bancari?

Il massimo della paura fu registrata il 5 agosto scorso, ora va un po’ meglio, ma ricevo ogni giorno richieste di chiarimenti su cosa fare dei soldi, se ritirarli dalle banche, se investirli, mi chiedono se c’è il rischio di quella cosa che fece Amato, il prelievo notturno…

E lei che risponde?

Li tranquillizzo, ovviamente, spiego a tutti che l’Italia non è la Grecia, siamo solidi, abbiamo una grande industria manifatturiera, siamo un popolo di formiche: purtroppo paghiamo solo per la sottovalutazione della crisi fatta tre anni fa: colpa del governo, quello sì.

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