Anarchici da fumetto: prima devastano, poi inventano scuse

28 Ott 2011 19:47 - di

Anarchici da fumetto. Prima devastano, poi inventano scuse. Dopo er Pelliccia, che per difendersi ha detto di aver sottratto un estintore per spegnere un incendio, il ragazzo pisano fermato perché ritratto mentre lanciava una bottiglia ha detto che, in realtà, stava bevendo una birra.
Anarchici da fumetto o quasi da barzelletta, se non fosse per i danni procurati dalle devastazioni del 15 ottobre a Roma. Ieri, la targa in memoria del capitano dei carabinieri Mario D’Aleo, ucciso in un agguato mafioso a Palermo il 13 giugno 1983 e andata distrutta per mano degli indignati (che la cronaca benevola delle agenzie ha classificato come black bloc), è stata sostituita ex novo. A scoprirla è stato il sindaco di Roma Gianni Alemanno che, insieme con il sovrintendente ai beni culturali Umberto Broccoli si è recato in via Imera, nel quartiere Appio, non lontano da piazza San Giovanni, dove la vittima ha vissuto. La targa commemorativa, in marmo di Carrara levigato, recita: «Al capitano dell’Arma dei carabinieri Mario D’Aleo colpito dall’infamia mafiosa dei nemici della Repubblica italiana, il Comune di Roma nel primo anniversario della morte 13 giugno 1983». Per rifarla sono stati necessari 3.500 euro, parte dei fondi derivanti dall’attività di messa a reddito del patrimonio della Sovraintendenza capitolina.
Per Alemanno, il rifacimento di questo simbolo colpito durante gli scontri del 15 ottobre dimostra che «la città vuole andare avanti e non accetta queste provocazioni. Il gesto vigliacco di chi ha offeso la memoria non può e non deve passare: il 15 ottobre si è verificato qualcosa di vergognoso perché la città è stata colpita da una violenza studiata a tavolino e preparata anche per deformare la logica di una manifestazione pacifica».
Devastazioni che hanno ferito al cuore la città e i credenti. L’oltraggio a una statua della Madonna sottratta da una chiesa della Capitale e distrutta nel corso della “manifestazione” è stato immediatamente silenziato da molti media e da gran parte dell’opposizione. Proprio per oggi a Santa Maria Maggiore per le ore 19 ci sarà una iniziativa promossa da Antonio Buonfiglio, deputato del gruppo Misto e da Alfredo Iorio, presidente del Popolo della vita: «Andiamo in piazza a Roma con i “white block” e sarà un’invasione pacifica e politica che metterà al centro le proposte per uscire dalla crisi, a differenza di chi pochi giorni fa ha messo a ferro e fuoco la città di Roma». “Un futuro senza Dio, un’Italia senza futuro”: questo il nome della manifestazione che nel volantino di presentazione riproduce l’immagine della statua della Madonna che è stata profanata da uno dei black block  durante il corteo degli “indignados”. Il motivo di chiamarsi “white block”  è chiaro: «È una risposta ironica e positiva ma allo stesso tempo politica – spiega Alfredo Iorio – A Roma esiste una generazione propositiva che intende fare politica per il bene comune. Per questo,  differenza di incappucciati e violenti, il Popolo della vita scende in piazza con le facce sorridenti ma attente denunciare le vere vittime della crisi speculativa: giovani, famiglie, anziani”. Prima della fiaccolata – alle ore 18 – sarà officiata la Santa messa celebrata da monsignor Silvestrini nella basilica di Santa Maria Maggiore.
Sul fronte delle indagini, un altro black-bloc è finito in manette per gli scontri. Si tratta di Carlo Seppia, 28 anni, residente a San Miniato (Pisa), appartenente all’estrema sinistra, accusato di avere partecipato all’assalto del blindato dei carabinieri. Il giovane sarebbe stato rintracciato perché riconosciuto da un lettore toscano che lo ha visto in una foto pubblicata, nella quale lo si vede mentre partecipava ai disordini, e poi lo ha segnalato ai carabinieri. In particolare, nell’immagine pubblicata su alcuni siti internet, il giovane è a volto scoperto mentre rovescia del liquido nel blindato dei carabinieri già in fiamme. Ai militari che lo hanno prelevato a casa sua avrebbe ammesso di avere partecipato ai disordini e di essere lui la persona ritratta nella fotografia, negando però che stesse versando liquido infiammabile per alimentare l’incendio e affermando che si trattava solo di una bibita.

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