Tutti intrigati dalle cortigiane. Ieri come oggi

20 Set 2011 19:53 - di

Tu chiamale se vuoi, cortigiane. Una volta Henry Kissinger definì il potere “l’afrodisiaco supremo” per indicare quell’attrazione fatale che nella storia ha sempre legato i destini amorosi e politici di uomini di potere, re e statisti con quelle signore definite cortigiane, donne disinvolte, colte e raffinate, conversatrici brillanti, che dall’alcova erano anche in grado di tessere e condizionare i destini politici di un’epoca. L’editoria in questi ultimi tempi è pazza di loro, intrigata non poco da queste figure femminili per la valenza storica e sociologica che la loro presenza costante nelle stanze del potere presuppone. Che nella storia dell’umanità sesso e potere siano sempre andati a braccetto non lo scopriamo certo oggi solo perché molti quotidiani nazionali dedicano pagine e pagine a un nuovo genere giornalistico, le biografie a puntate delle donnine di Arcore, una specie di feuilletton o come un tempo si chiamavano, romanzi d’appendice. Negli scaffali delle librerie possiamo farci una cultura sul ruolo delle cortigiane in ogni epoca.

Relazioni e politica
Se vogliamo andare lontanissimo nel tempo pensiamo a Pericle e Aspasia, che non fu  soltanto la compagna dell’uomo che inventò la democrazia, ma anche sua consigliera e che pare anzi, influenzasse di molto le decisioni dello statista, stando al libro  Aspasia. Maestra e amante di Pericle di Daniela Mazzon ( A Nordest). Ammirata e rispettata da personalità di spicco, come l’architetto Fidia e il filosofo Socrate, emerge l’immagine di una donna affascinante, ricca di saperi che riuscì ad imporre un suo progetto politico creando addirittura una “scuola per donne”, in cui spiegava i principi dell’etica, dell’economia e dell’arte erotica. La figura della cortigiana è indagata sempre più spesso nella dimensione culturale di donna i cui favori agli uomini di potere  andavano ben oltre quelli sessuali. Ce lo racconta Giuseppe Scaraffia in Cortigiane. Diciotto donne fatali dell’Ottocento edito un anno fa, parlandoci di “gentili” signore che avevano ai loro piedi grandi scrittori e poeti, musicisti e pittori (da Baudelaire a Rugo, da Dumas a Flaubert, da Liszt a Rossini, da Manet a Courbet) e potenti politici, che nei loro salotti coltivano e intrecciavano relazioni utili per il consolidamento del potere.  Secondo alcuni erano prostitute. Secondo altri erano “agenti di Borsa con il seno”. La Signora delle camelie, Thérèse de Paiva, Alice Ozy, Lola Montez, Mogador, Gora Pearl, Giulia Barucci non vendevano solo i loro corpi, ma anche lo smalto della conversazione, il prestigio dei loro inviti, la capacità di movimentare ogni incontro. Inoltre, a quanto la storia insegna, non esisterebbe posto meno erotico e sensuale della camera da letto “ufficiale” di un re. A letto con i re (Piemme) di Herman Eleanor, edito nel 2006 ci racconta dei tanti sovrani che costretti spesso dalla ragion di stato a sposare donne che non amavano, si adagiavano in braccia più amorevoli. C’è l’imbarazzo della scelta, si può scegliere tra Le cortigiane nell’Italia del Rinascimento di Larivaille Paul per le edizioni Bur o la  biografia della veneziana Veronica Franco. La cortigiana Poetessa di Valeria Palumbo (A Nordest), che per la gloria di Venezia, riuscì anche ad infilarsi nel letto di Enrico dì Valois, futuro re di Francia. A questo libro se ne abbina un altro di Loretta Chase, Sentimento veneziano, un’indagine sociologica sulla vita  delle cortigiane fra Sette e Ottocento.

Così ti seduco un re
Il termine deriva dalla parola “corte”. Era infatti la corte il quartier generale dove le cortigiane si “esplicavano”: sapevano parlare diverse lingue ed erano avvezze alle buone conversazioni e ai codici di comportamento dell’alta società. Come non citare Madame du Barry di cui scorrono fiumi di inchiostro in libreria, nome d’arte di Marie-Jeanne Bécu, donna bellissima, bionda, occhi azzurri che, sostituendosi a madame de Pompadour, nel frattempo deceduta, riuscì a sedurre il re di Francia Luigi XV, influenzando gli affari di Stato. Morì ghigliottinata l’8 dicembre 1793: i rivoluzionari francesi l’accusarono di controrivoluzione, di aver venduto beni della Corona (e quindi del popolo) e di finanziare i nobili francesi fuoriusciti. Se Marie-Jeanne Bécu riuscì a intromettersi negli affari di una nazione grazie al sesso, un’altra donna riuscì invece a “fare uno Stato” sotto le lenzuola. La contessa di Castiglione, infatti, impiegò solo mezz’ora per convincere Napoleone III ad appoggiare l’unità italiana: gli bastò il tempo di appartarsi in una stanza del castello di Compiègne. Infatti Cavour propose al re Savoia di utilizzarla per sedurre l’imperatore di Francia e convincerlo ad appoggiare l’unità italiana. Di lei ci ha raccontato tutto Valeria Palumbo in Donne di piacere. Dalla schiava che salvò Roma alla contessa che fece l’Italia (Sonzogno).

Cavour, lo “sciupafemmine”
E che dire di Cavour, che non fu affatto l’uomo “ingessato” che i manuali ci consegnano. Nel libro Cavour scritto per le Edizioni A Nordest, l’autrice, Annabella Cabiati, lo rivela come uno “sciupafemmnine”, uno che non si risparmiò nell’arte amatoria. A cominciare da Anna Schiaffino Giustiniani, forse la donna più significativa della sua vita nel cui salotto scoppiò un  amore travolgente. Fu un amore  trasgressivo, essendo lei una donna sposata. Al suo nome si aggiunsero quelli di molte altre: Clementina Guasco di Castelletto, che, anche lei sposata accettò di condividerlo con la Schiaffino. Ma anche Emilia Gazelli Pollone trovò accoglienza nei sentimenti di Cavour, a dimostrazione che le relazioni pericolose non erano controindicate per uno statista. Ne aveva una sfilza, tra cui Hortense de Meritens, amante e alleata di Cavour a cui la dama trasmetteva informazioni carpite ai suoi prestigiosi amanti.

Anche i “padri della Patria” erano libertini
E persino Giuseppe Mazzini si giovò dei favori amorosi e politici della bella Giuditta Bellerio Sidoli, come ci rivela il libro Sorelle d’Italia di Marina Cepeda Fuentes (Blu edizioni), che ha scoperto missive “bollenti” di passione per questa donna nel cui salotto faceva proselitismo e che lo aiutò a cercre fondi per la nobile causa d’Italia. E che dire di Donna Rosina, l’amante “storica” di Vittorio Emanule II, di cui ci ha regalato un bel ritratto Roberto Gervaso, autore che con Appassionate si è addentrato nel complesso rapporto sesso e potere. Di lui circola ancora in libreria Claretta, la donna che condivise la tragedia finale di Benito Mussolini, altro leader di cui si è scritto un capitolo donne molto folto. Citiamo, tra gli altri, un bel libro di Gianni Scipione Rossi, Storia di Alice. La Giovanna d’Arco di Mussolini (Rubbettino 2010) attraverso il quale facciamo la conoscenza con una delle donne meno conosciute che hanno condiviso la storia del capo del fascismo, Alice de Fonseca.

Quando erano elogiate
C’è stato un tempo non molto lontano, grosso modo gli anni Ottanta, in cui l’intellighenzia progressista non si scandalizzava, anzi, esaltava il ruolo delle donne che condividevano con eleganza e disinvoltura i destini politici e sentimentali con il leader di turno, pur trattandosi di legami trasgressivi. Se ne elogiava lo spirito non conforme, il coraggio di andare oltre i codici mummificati della società, per esercitare un ruolo attivo e influente dalla stanza da letto alla stanza dei bottoni. Niente scandali. Un traguardo per chi riteneva che le donne, da sempre (secondo loro) emarginate dalla storia, ora potessero avere maggiore consapevolezza del loro “potere”. All’epoca, per dire, la liason che intercorse tra il presidente francese Mitterrand e la cantante Dalida era considerata quasi “trendy”, se non snob. Oggi mutatis mutandis, il tasso di cortigianeria nella dialettica sesso e potere non è mutato, di certo sono crollati il fascino, la cultura, l’eleganza. Già i termini, da cortigiane ad escort, indicano una caduta di stile. Ma questo è un’altra storia, un altro libro, un romanzo d’appendice pubblicato già a puntate sui giornali. Basta andare in edicola. Anche questo un segno dei tempi mutati…

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