Quelle “lucciole” miliardarie sconosciute dal Fisco

21 Set 2011 20:18 - di

Sotto il vestito niente, ma in conto corrente cifre a sei zeri. Lucciole milionarie, queste sconosciute. Al Fisco. Incassi fantasma per lo Stato, non tassabili, «investiti» in beni patrimoniali di ingente valore, in auto di lusso e assicurazioni sulla vita, ma anche grosse cifre fatte avere tramite money transfer ai parenti lasciati nel paese d’origine. Le escort, formalmente disoccupate o commesse part-time, dichiarano infatti redditi minimi o addirittura pari a zero. Pur avendo un tenore di vita milionario: Porsche o Jaguar in garage, Rolex al polso, e ville di pregio in città e nelle più note località turistiche. Non sono sfuggite le evidenti differenze tra i redditi dichiarati e i relativi indici di capacità patrimoniali alla Guardia di finanza di Vicenza che, nell’ambito dell’operazione denominata «Hot nights» qualche giorno fa ha fatto scattare gli accertamenti fiscali sul giro di affari del sesso a pagamento che, a livello nazionale, sarebbe compreso tra uno e cinque miliardi di euro all’anno. Un’enormità. Tutto è partito due anni fa, dal sequestro del lap dance di Vicenza, il «Plaza», e dall’arresto dei titolari, due fratelli, per induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione di parecchie ballerine. Di lì si è poi passati a setacciare gli annunci di incontri a luci rosse pubblicati in internet e nei giornali locali. E a identificarle: oltre un centinaio, per lo più straniere, dell’Est Europa, del Sud America e dell’estremo Oriente, dai vent’anni fino ai quaranta, che si prostituivano nel vicentino ma anche in altre province italiane. Le incongruenze reddituali evidenziate dai finanzieri sono infatti state portate all’attenzione di nove diversi uffici dell’agenzia delle entrate, con sede in Veneto, Emilia, Lombardia e Toscana, competenti in relazione alle residenze anagrafiche delle interessate.
La “mappa” dell’evasione fiscala legata al mercato del sesso vede al primo posto le prostitute di Venezia con 97%, seguita da Genova con il 96%, Milano con il 95%, Aosta con il 94%, Roma con il 93%, Verona con il 91%, Napoli con il 90%; Palermo con il 88%, Torino con il 87% e Bari con il 85%. Alcune «lucciole», pur non percependo «formalmente» alcun reddito, sono risultate proprietarie di immobili di ingente valore, auto di lusso (Porsche, BMW, Mercedes, Land Rover, Jaguar), orologi di pregio (Rolex, Cartier) e rilevanti disponibilità finanziarie. Qualcuna risultava come commessa o adetta alla pulizie con stipendi incompatibili con i beni che possedevano. Un’italiana di 40 anni, pur non avendo mai presentato alcuna dichiarazione dei redditi, tre anni fa aveva acquistato un appartamento da 270mila euro senza alcuna forma di finanziamento o di mutuo. Una giovane dell’Est, da anni in Italia ma praticamente sconosciuta al fisco, indicava nei propri annunci di poter «ricevere» i propri clienti, indistintamente, in numerose città: a Vicenza, naturalmente, Milano, Roma, ma anche a Montecarlo, Parigi e New York; in occasione di un furto subito nella propria casa – una villa «donatale» da un suo affezionato «cliente» – aveva denunciato la scomparsa di orologi in oro e brillanti e di decine tra anelli, bracciali e collier d’oro per un valore di oltre 100mila euro. Un’altra «professionista», senza redditi dichiarati, è risultata aver comprato, in un ristretto arco di tempo, prima un Audi A8 e poi un Range Rover. Oltre ad avere il possesso delle auto, la signorina è risultata vittima di un borseggio, denunciando la sparizione di una borsetta contenente valori per un ammontare di circa 30.000,00 euro (orologio d’oro, braccialetto ed orecchini con brillanti nonché alcuni anelli). In altri casi, giovani donne sono risultate intestatarie di auto di media cilindrata e affittuarie in nero degli appartamenti presso cui «esercitavano». Questo giro d’affari è in massima parte sfuggito all’imposizione tributaria. Gli elementi acquisiti dai finanzieri sono stati «girati» per le valutazioni di competenza all’amministrazione finanziaria, coinvolgendo nove diversi uffici dell’Agenzia delle Entrate di 4 diverse regioni italiane.
Come contrastare questo capitolo dell’evazione fiscale? Il senatore del Pdl Lucio Malan relatore di numerosi disegni di legge, fortemente impegnato sui temi della sicurezza, dell’immigrazione, dei diritti umani e della libertà religiosa, aveva già presentato nel giugno 2010 un emendamento alla Finanziaria in dieci punti  per legalizzare e tassare la prostituzione, con il ritorno alle “cse chiuse”. Ora è il caso di riproporlo? «Sì. Presto lo ripresenterò», ci annuncia «sotto forma di proposta di legge. «Questa proposta certo non è “la” soluzione – spiega – ma presenta numerosi vantaggi: il primo, fa entrare nelle casse dello Stato un ingente flusso di denaro  ricorrendo alla tassazione del fiorente mercato nero del sesso sulla base delle norme riguardanti le libere professioni». A chi storce il naso Malan risponde: «Usciamo dagli equivoci: non si capisce come mai una donna delle pulizie paga le tasse su 8 euro l’ora di servizi e chi svolge un’altra attività, come in questo caso, a guadagni ingenti non lo debba fare per principio. Bisogna uscire dai dogmi ideologici ed entrare nel mondo reale». La realtà ci dice che in Germania «con la tassazione delle prostitute lo Stato incassa 3-4 miliardi di euro (su un giro d’ affari di 14 miliardi)». Da noi, questo il conto che ha fatto Malan, alla luce dei dati fatti emergere dalle Fiamme Gialle di Vicenza, «penso si potrebbe arrivare a un gettito fiscale di un miliardo, un miliardo e mezzo di euro l’anno». La proposta che sarà presentata presenterà anche altri vantaggi legati alla salute delle persone, «con controlli sanitari costanti e con una copertura previdenziale». Inoltre garantirà «la tutela della libertà della persona che si prostituisce rispetto all’ accettazione dei singoli clienti e alla possibilità di lasciare in qualsiasi momento l’attività di prostituzione», l’esercizio della prostituzione solo in locali non aperti al pubblico, il divieto per la prostituzione minorile e di ingresso dei minori nei locali dove si esercita».

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