L’ultimo saluto a Enzo Erra

22 Set 2011 20:14 - di

Èscomparso mercoledì sera a Roma, nella Clinica Villa Pia, Enzo Erra, combattente nella Rsi, scrittore e giornalista, che è stato tra i protagonisti della vita politica della destra nel primo dopoguerra. I funerali avranno luogo oggi, alle ore 10, presso la stessa Clinica Villa Pia, in via Ramazzini a Roma.
Il nome di Enzo Erra è legato indissolubilmente alle vicende politiche e culturali che hanno caratterizzato gli inizi dell’attività politica del Movimento sociale italiano, e che hanno lasciato durature tracce nel pensiero, nella cultura e nella prassi della destra nazionale e sociale.
Nato a Napoli il 7 luglio 1926, nel 1943 – dopo l’armistizio – abbandonò la sua città natale all’arrivo degli angloamericani e raggiunse Roma dove si arruolò, a 17 anni, tra gli allievi ufficiali della costituenda Repubblica Sociale Italiana. Terminato il corso, entrò nella Divisione San Marco e riuscì ad aver salva la vita dopo le sanguinose giornate del 25 aprile 1945. Trasferitosi a Roma nel 1947, entrò subito in contatto con gli ambienti giovanili che frequentavano il Msi, fondato pochi mesi prima, e s’impegnò attivamente sia politicamente nel “Raggruppamento giovanile studenti e lavoratori”, sia culturalmente.Si può anzi dire che la sua attività culturale andò di pari passo con quella politica e giornalistica, che pure curava assiduamente.  Entrato in contatto con i filosofi tradizionalisti Massimo Scaligero ed Julius Evola, fece conoscere le loro opere a migliaia di giovani, che ancor oggi ne seguono le ristampe. Da quei contatti e da quelle opere, comprese che un serio e duraturo impegno politico non poteva essere disgiunto dalla comprensione profonda della storia del mondo, delle sue componenti sempiterne, delle sue tendenze, del ruolo dell’Europa, e ciò specie dopo l’immane conflitto del 1939-1945 che aveva distrutto, insieme a milioni di vite umane, certezze ed equilibri secolari della vita umana, singola e associata.

Giornali e politica

Fondò così nel 1948 la rivista La Sfida  (insieme a personaggi divenuti poi anch’essi noti per il loro impegno politico e culturale quali Fausto Gianfranceschi, Pino Rauti, Egidio Sterpa)  che si caratterizzò – oltre che per le polemiche di attualità, interne ed esterne – anche per diffondere una visione del mondo spiritualista ed eroica, antitetica a quella democomunista. Cessata per ragioni economiche La Sfida, fondò nel 1950 un’altra rivista ancor più pretenziosa dal punto di vista culturale, Imperium, che anch’essa però cessò le pubblicazioni dopo poco più di un anno. Ma Erra non si limitava a scrivere, sulle sue riviste e sui periodici di quell’area politica quali Asso di Bastone e Lotta politica.  Era dirigente dell’organizzazione giovanile del Msi, partecipava in prima persona a tutte le iniziative anche di piazza, aveva un’oratoria travolgente ed entusiasmante. Per questa sua attività, fu anche arrestato nel gennaio 1951 per il processo cosiddetto dei “Far” (Fasci di azione rivoluzionaria) cui era estraneo, tanto da essere assolto e liberato dopo dieci mesi.
Nel partito, egli si proponeva d’imporre la presenza dei giovani al vertice, e di mantenere integra una visione “alternativa” al nuovo sistema politico-sociale. Per queste ragioni, il suo gruppo fu chiamato ironicamente I figli del sole. Così, nel congresso di Viareggio del gennaio 1954 sostenne la mozione “Per una più grande Italia”, guidata da Pino Romualdi ed Ernesto De Marzio e con la partecipazione di Pino Rauti ed altri collaboratori delle sue riviste e del suo Raggruppamento Giovanile. Nel novembre 1956, al Congresso di Milano, per tener fede alla sua posizione di azione all’interno del partito, si schierò con l’allora segretario nazionale (riconfermato) Michelini, contro Almirante, esponente della sinistra e dell’allora neo-costituita corrente di “Ordine Nuovo” guidata dal suo ex-collaboratore Rauti.

Dimissioni dal Msi e rientro
Ma nel 1958, contrastando l’accordo tra Michelini e Almirante, si dimise dal Msi e – dopo un fallito tentativo autonomo – si dedicò interamente alla professione giornalistica lavorando per i quotidiani Roma di Napoli e La Notte di Milano, e altre pubblicazioni minori. Rientrato nel Msi dopo la scomparsa di Almirante, sostenne la corrente di Domenico Mennitti divenendo così alleato di Pino Rauti, che guidava la corrente di “Andare Oltre”, rientrando nella direzione nazionale del Msi. Dopo le dimissioni di Rauti nel luglio 1991, collaborò con la segreteria Fini fino alla trasformazione del Msi in An avvenuta a Fiuggi nel 1995, che però non condivise. Dopo alterni e sporadici impegni politici, si dedicò totalmente ad approfondire tematiche culturali e a scrivere libri. Citiamo tra gli ultimi La sindrome di Fiuggi del 2003; La Patria che visse due volte del 2004; Dove vanno le ideologie? del 2005; L’Italia nella luce e nell’ombra del 2007.

La sua eredità
Cosa resta quindi di Erra e del suo insegnamento? Resta indiscutibilmente il messaggio che l’attività politica, anche quella più frenetica e spericolata, non può essere disgiunta dall’approfondimento culturale e da un chiaro e definito orientamento esistenziale; resta anche l’insegnamento che si può fare degnamente politica senza essere necessariamente parlamentari (che Erra non fu mai) o eletti in assemblee o nominati in enti; resta soprattutto la testimonianza del valore individuale e collettivo degli uomini che, giovanissimi e senza nessun obbligo, si schierarono su quella che chiamavano “la trincea dell’onore” e tramandarono alle nuove generazioni, che non avevano vissuto la guerra e il primo dopoguerra, una visione della Patria, della Storia e della Civiltà ispirata ai sempitterni valori tradizionali.

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