Tremonti: zero chiacchiere, vi spiego io la manovra

6 Lug 2011 20:41 - di

«Parliamo di quello che c’è. Ho già letto retroscena a sufficienza». È un Giulio Tremonti grintoso e attento quello che si presenta in conferenza stampa per illustrare la manovra, il giorno dopo il mancato faccia a faccia con i giornalisti, fissato per la mattinata di martedì e ufficialmente andato a vuoto a causa del cattivo tempo. Dà subito lo stop a una giornalista che tenta di far rientrare dalla finestra quello che ventiquattr’ore prima era uscito dalla porta: il lodo-Fininvest, che non fa più parte dei provvedimenti connessi al pareggio di bilancio e alla riforma fiscale. «Se volete sapere di più – aggiunge – chiedete a Palazzo Chigi». Sul tavolo della discussione non c’è più il possibile maxirisarcimento a De Benedetti (la norma è stata ritirata), ma il materiale e le sorprese non mancano, a cominciare dai numeri.
Nel quadriennio 2011-2014 la correzione dei conti sale ulteriormente, da 47 a 51 miliardi di euro, cui si aggiungono altri 17 miliardi di tagli in arrivo dal fronte dell’assistenza. Un capitolo, quest’ultimo, trattato nell’ambito della delega fiscale, ma che fa lievitare l’intervento complessivo, nei quattro anni in questione, a 68 miliardi di euro. Nel dettaglio, ha spiegato il ministro dell’Economia, quest’anno c’è un’esigenza di correzione e manutenzione di due miliardi, sufficienti a far centrare il 3,9 per cento nel rapporto deficit/Pil, così come concordato con l’Europa, poi, nel 2012 si passerà a 6 miliardi di euro e nel 2013 a 18, ai quali si aggiungeranno ulteriori due miliardi provenienti dalla delega assistenziale.
Tutto qui? No.Il piatto forte arriva con il 2014 quando alla correzione dei conti di 25 miliardi, che dovrebbe avvenire per mezzo del decreto che fa capo alla manovra economica, si aggiungono 15 miliardi di tagli resi possibili dalla delega assistenziale. Cifre su cui il governo è disposto a giocarsi tutto, perché la manovra, così com’è congegnata, «porta linearmente – rileva Tremonti – sul sentiero di arrivo al pareggio di bilancio». Pareggio «fondamentale. perché – sostiene il ministro – se sei al pareggio il debito scende strutturalmente». Ma la delega ci sarà? «Contiamo di ottenerla dal Parlamento entro il 2012», fa sapere il responsabile di Via XX Settembre, ma se non dovesse arrivare non siamo preoccupati, perché è previsto comunque «un blocco del 15 per cento di tutti i regimi di agevolazione fiscale» che in Italia raggiungono la bella cifra di 476. Una vera e propria giungla di norme che consente oltre 160 miliardi di euro di detrazioni e deduzioni. Le opposizioni criticano il decreto per recepire i provvedimenti di correzione del bilancio?  Poco male. Tremonti con la franchezza che lo contraddistingue chiarisce che non se ne può fare a meno: «Il decreto è uno strumento necessario in questo momento», perché i mercati hanno bisogno di segnali forti in tempi brevissimi. In caso contrario potremmo pagare un costo molto alto sul fronte degli interessi per il finanziamento del debito. Meglio agire per tempo che essere poi costretti a rincorrere una situazione che, un giorno dopo l’altro, ci fa bruciare somme ingenti per fare fronte alla diminuita credibilità. Lo spettro della Grecia e del Portogallo, in sostanza, mette paura. Le opposizioni possono presentare le loro proposte di modifica, «ma – dice Tremonti – devono essere Eurostat-compatibili». La tempistica, secondo il ministro, «è quella dell’intervento definito prima dell’estate».
Fin qui gli scenari macroeconomici dell’intero provvedimento, che Giorgio Napolitano ha firmato ieri mattina e che in serata è stato pubblicato dalla Gazzetta ufficiale. «Ora in dl norme attinenti», ha fatto sapere il Colle. Scendendo nei particolari, invece, si trovano i tagli ai costi della politica; i ticket per visite specialistiche e pronto soccorso; il blocco del turn-over nel pubblico impiego e l’allungamento della contrattazione; il superbollo sui Suv; gli inasprimenti sul bollo in conto titoli per i risparmiatori; più Irap per banche e assicurazioni; i tagli ai trasferimenti sulla base dei costi standard per governare la spesa; la tassazione forfettaria al cinque per cento per i giovani imprenditori per cinque anni e il credito d’imposta  per le assunzioni nel Mezzogiorno; l’integrazione dell’Ice (Istituto per il commercio con l’estero) nel ministero degli Esteri; la flessibilità degli orari dei negozi durante il week end, la liberalizzazione degli uffici di collocamento; la riforma dell’Anas e, per ora (Sacconi si è detto disponibile a rivederla), il blocco parziale alla rivalutazione delle pensioni superiori a tre volte il minimo e totale per quelle superiori a cinque volte il minimo.
In agitazione i medici, ma anche l’Anci, che annuncia l’intenzione di disertare gli incontri politici chiedendo, nel contempo, una riunione urgente della Conferenza unificata con il ministro Tremonti. Il presidente Osvaldo Napoli incontra i giornalisti insistendo sulla necessità di leale collaborazione: «I contenuti di provvedimenti così rilevanti che impattano sulla vita degli altri livelli di governo vanno condivisi in via preventiva». E il vicepresidente, Graziano del Rio, rileva che il punto chiave è che così si mette «una pietra tombale sul federalismo».

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