Papa e rifiuti, voti thrilling: Il Pdl cerca la mediazione

19 Lug 2011 20:06 - di

Ieri è stata la giornata del caos, oggi le cose potrebbe andare a posto, ma tutto dipende, ancora una volta, dalla Lega, dal capriccioso Umberto Bossi che ieri è sembrato ancor più irritato da alcuni sondaggi che danno il suo partito in calo. Se ieri il Carroccio ha puntato i piedi sul decreto rifiuti, favorendo lo scivolone del governo, oggi il voto sulla richiesta di arresto di Alfonso Papa potrebbe determinare effetti nefasti sulla coalizione. Un voto che potrebbe essere segreto, ma sul quale Bossi ieri ha dato l’indicazione per l’arresto, lasciando libertà di coscienza ai parlamentari: una posizione un po’ opportunistica che potremmo riassumere in un “nì”. Lo scrutinio “anonimo”, però, potrebbe essere chiesto dal Pdl e votato anche dal Carroccio.

Lo stop sui rifiuti
La Lega, determinata a mantenere nel decreto la norma secondo la quale i rifiuti della Campania potranno essere accolti solo dopo il “nulla osta” della Regione di destinazione, ha puntato i piedi fin da subito, alla Camera. Il Pdl era pronto ad accogliere la richiesta del Carroccio, ma si sono messi di traverso i parlamentari campani (in testa Paolo Russo, Nicola Cosentino e Luigi Cesaro) che hanno minacciato di votare contro il primo articolo, esponendo il governo al rischio di una caduta. Al termine di una riunione nella sala del governo a Montecitorio tra il presidente dei deputati pidiellini Fabrizio Cicchitto e il capogruppo alla Camera del Carroccio, Marco Reguzzoni, presenti Cosentino, Cesaro e Russo, si è arrivati a una soluzione di compromesso. Pdl e Lega hanno deciso di chiedere in aula un rinvio in Commissione per bocca del relatore Agostino Ghiglia. La richiesta della maggioranza, però, è stata bocciata dalla Camera con 6 voti di scarto. Contro il rinvio del provvedimento si sono espressi il Pd, l’Udc, l’Idv e Fli, mentre hanno votato a favore Pdl e Lega. Alla fine il governo ha ritirato il decreto, la cui discussione è slittata ad oggi. «In Consiglio dei ministri i membri del governo della Lega nord hanno votato contro questo decreto legge: si presume che i gruppi parlamentari manterranno la stessa posizione durante l’esame parlamentare del provvedimento», ha poi fatto sapere Renato Togni della Lega. Su Papa, invece, in serata è arrivata la nota del capogruppo Reguzzoni:«L’indicazione che darò al gruppo è favorevole all’arresto ma con libertà di coscienza, ma non chiederemo il voto segreto».

Papa tranquillo, il Pdl meno
«È meglio votare a scrutinio segreto», ha detto ieri Domenico Scilipoti, intercettato dai cronisti a Montecitorio dopo una chiacchierata con Alfonso Papa. Non è un caso che abbia parlato lui. Alla domanda se sia pronto a chiedere lui il voto segreto, Scilipoti ha risposto: «Potrei». Per il voto palese è invece l’opposizione, con il Pd attestato sulla linea dei forcaioli: «Noi siamo per l’arresto», è stata la sintetica risposta di Pier Luigi Bersani, smentendo così le indiscrezioni sul fatto che, grazie al voto segreto, qualcuno possa infrangere la disciplina del gruppo sul via libera all’arresto. Il diretto interessato ieri ha scelto la linea del silenzio: «Non ho nulla da dire. Lasciatemi stare almeno il giorno prima del voto», ha detto il deputato del Pdl Alfonso Papa. In tanti sostenfono che sia impegnato a chiamare tutti i colleghi di partito per chiedergli di votare a suo favore. «È chiaro che è teso – spiegano alcuni berlusconiani – ma anche noi gli abbiamo consigliato di non parlare, almeno per oggi, di non dire più nulla». La frase pronunciata qualche giorno fa: «A me il carcere non fa paura», riportata a caratteri cubitali nei titoli delle sue dichiarazioni sui giornali, sembra non sia stata interpretata con grande favore da molti nella maggioranza. «Qualcuno – raccontano – l’ha letta come un atto di sfida. Della serie che lui non ha paura perchè tanto sa che non ci finirà in carcere…E dare questa immagine ora non sembra troppo opportuno…». Così, per evitare «conclusioni più o meno malevole» gli sarebbe stato consigliato di non dire più nulla ai media. Poi dopo il voto si vedrà.
Intanto tutti i gruppi parlamentari si sono riuniti ieri per fare il punto della situazione. I finiani che ribadiscono il proprio “sì” all’arresto del parlamentare, si sono incontrati nelle prime ore del pomeriggio. I pidiellini si sono convocati per la fine dei lavori dell’aula della Camera. «Dobbiamo decidere tutti insieme – spiega un berlusconiano “doc” – cosa fare in caso di voto segreto». «Io – aggiunge – sono convinto che il partito voterà compatto per salvare il collega. Ma nel segreto dell’urna può succedere di tutto».
Papa nei giorni scorsi aveva avuto un lungo colloquio con il legale del premier e deputato del Pdl Niccolò Ghedini e  con il ministro dell’Interno Roberto Maroni. Ma quest’ultimo, almeno a quanto raccontano i “suoi”, non si sarebbe lasciato convincere più di tanto. Anzi, lui sarebbe uno dei più convinti all’interno del Carroccio sulla “linea dura”. «Non possiamo continuare a far vedere che anche noi contribuiamo a salvare la casta. Dobbiamo dare un segno di discontinuità», continua a ribadire. In ogni caso a decidere saranno i singoli parlamentari, una garanzia in più per Papa.

Alfano vuol cambiare tutto
«Per vincere nel 2013 c’è bisogno di un partito che funzioni e che assuma delle decisioni». Angelino Alfano esordisce così nella sua prima conferenza stampa da segretario del Pdl in via dell’Umiltà. In mattinata il Guardasiglli ha salutato i dipendenti della storica sede di Fi, brindando al nuovo incarico. Poi ha iniziato gli incontri con lo staff e oggi riunirà i coordinatori regionali del partito per fare il punto sull’attività politica del partito nel secondo semestre dell’anno. Gli uffici del neosegretario si trovano al quarto piano del palazzo. «Nel rapporto con le istituzioni locali è necessario – ha sottolineato – che il partito eserciti una presenza. Questo è un partito che deve camminare alla velocità necessaria per vincere le elezioni politiche nel 2013». A chi gli domanda se nella soluzione ad esempio della vicenda del rimpasto di giunta a Roma, si noti per la prima volta una sua presenza a sostituire quella del presidente Berlusconi, Alfano risponde: «Come partito abbiamo sempre assunto decisioni che hanno avuto il coinvolgimento fisiologico del presidente del Pdl e oggi non c’è nulla di eccezionale».

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