«In Germania i partiti costano quasi il doppio»

19 Lug 2011 20:34 - di

Per certi versi assomiglia a Vincent Price ne L’ultimo uomo della terra. Nel film di fantascienza c’era uno scienziato alle prese con un virus che aveva vampirizzato il pianeta, qui un deputato che si ostina a contrastare il virus dell’antipolitica. Ugo Sposetti, storico tesoriere dei Ds, da qualche tempo sta cercando di far circolare sui giornali i suoi dati, le sue cifre che vanno in clamorosa controtendenza rispetto alla vulgata dei «Papponi di Stato» (titolo di Libero di ieri). Una polemica virulenta con il Sole 24 Ore reo, a dire del deputato Pd, di avere travisato la realtà dei fatti sulle indennità dei parlamentari. Lunedì un’altra sua lettera sui costi della politica è stata ospitata dal “suo” quotidiano, l’Unità. La tesi del decano dei tesorieri di partito è chiara: «Quando si parla di costi della politica si devono citare fonti ufficiali, altrimenti si rischia di partecipare al coro dell’isteria anticasta celebrata su testate unificate e alimentata da figure apicali della cosiddetta casta».
Onorevole Sposetti, dicono tutti che i parlamentari costano troppo. Lei va controcorrente.
Ha letto quello che ho scritto? Non sono abituato a giocare con i numeri, sono abituato a lavorare con i bilanci e ad attenermi ai documenti ufficiali. Quello che ho scritto è preso pari pari dai dati dell’ufficio studi della Camera dei deputati.
Lei sostiene che i partiti italiani non costano poi così tanto. Anzi, in rapporto ad altre nazioni europee, costano molto meno.
Ho avuto modo di prendere in esame Germania, Francia e Spagna. Facendo una comparazione con tutti i distinguo del caso, emerge che ogni cittadino tedesco pagherà nel 2011 una somma pari a 5,64 euro per il finanziamento dei partiti. Praticamente il doppio di quanto paga un italiano (2,97 euro).
Però, sempre citando questi dati, un francese paga 2,46 euro e uno spagnolo 2,84. Quindi di meno…
Perché non sono entrate ancora a regime tutte le riduzioni imposte dai vari esecutivi. Un dieci per cento l’ha decurtato il governo Prodi, un altro dieci per cento il governo Berlusconi e un altro dieci per cento è stato deciso da Tremonti venerdì scorso. A quel punto i partiti italiani saranno i meno costosi d’Europa.
Un parlamento low cost che invece non emerge alla luce di questa campagna di stampa che vede un’allenza trasversale da Beppe Grillo a Luca Cordero di Montezemolo.
Domando a loro e a chi segue questa logica, quella del parlamentare è una funzione prevista dalla Costituzione o no? Non si rendono conto che inseguendo questa deriva senza capo né coda rischiamo di creare le condizioni per un altro Berlusconi?
Visto dal centrodestra può essere un augurio.
Ha capito a che cosa mi riferisco. Intendo il pericolo di premiare in futuro il populismo e la demagogia che questa ondata di antipolitica comporta.
Lei fa politica da oltre quarant’anni. Che sta succedendo nel Paese?
Mi faccia vedere il lato positivo della questione. Questa insofferenza che si manifesta in modo così diffuso sui social network, lascia intendere una voglia di politica forte, un bisogno di partecipazione. E poi un mese fa il quorum ai referendum è stato raggiunto proprio perché la maggioranza degli italiani ha voglia di esprimere il proprio parere, di prendere posizione, però chiede una rappresentanza politica seria, persone in gamba, di qualità che abbiano a cuore gli interessi del Paese.
Segno che la classe politica non è all’altezza?
C’è un’insofferenza diffusa nei confronti di tutta la classe dirigente del Paese, verso i direttori dei giornali ai leader di Confindustria. Relegare il malcontento solo a deputati e senatori non fotografa la realtà dei fatti.
Proprio al quotidiano di Confindustria ha scritto l’altra settimana una lettera che ribadiva il fatto che sui costi della politica si è fatta molta confusione. Lei è molto restio a rilasciare interviste e a prendere posizione, perché questo interventismo?
In un momento difficile come quello che sta attraversando il nostro Paese certe campagne di stampa contribuiscono soltanto a rafforzare la persistente delegittimazione dell’istituzione parlamentare e dei partiti. E sa qual è il rischio? Si vanno a confondere i costi della politica con quelli della democrazia rappresentativa.
Dica la verità, non si sente un po’ solo in questa guerra di cifre?
No, ma mi aspetto che la difesa della funzione e del ruolo dei parlamentari arrivi anche da chi ha il ruolo e la responsabilità per farlo. Rimanere in silenzio non fa bene alle istituzioni.

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