«Ecco perché non togliamo soldi alle famiglie»

15 Lug 2011 20:19 - di

??La manovra costerà mille euro a famiglia? «Una bugia colossale», risponde il sottosegretario all’Economia Alberto Giorgetti, che per dire «quanto “veritiera” sia questa simulazione» fornisce due dati. Il primo: «È un’ipotesi che dovrebbe prendere corpo a settembre 2013 e aumentare nel 2014, tra due anni». Il secondo: «Danno per scontato che non ci sarà la riforma del sostegno agli strumenti di carattere sociale, che è nella delega già approvata».
Ricapitolando, è uno scenario dato per certo, ma che ad oggi non esiste e che per il futuro non è scontato?
Esatto, è solo un’ipotesi su danni preventivati nel caso non dovessimo fare la riforma del welfare. Ma noi la riforma la faremo.
Eppure avete previsto anche il contrario. Non è un segnale poco rassicurante?
Tutt’altro. È vero che è un segnale, ma all’Europa. Abbiamo dovuto dare certezze sulla determinazione politica del governo rispetto alla riduzione della spesa. Ed è un segnale che abbiamo dato con grande convinzione. Ma questi interventi sono anche un segnale sulla necessità delle riforme, che sono la sfida principale dei prossimi due anni e l’unica strada per pensare di reggere alla competizione globale in una condizione in cui i Paesi dell’area euro hanno una crescita bassa.
Dove porta questa strada?
Alla riduzione dei costi, che poi vuol dire riduzione degli sperperi. Per esempio, per quanto riguarda i costi della politica significa più che altro una riorganizzazione dell’apparato degli enti locali e dello Stato centrale, connesso all’applicazione del federalismo fiscale. In questo contesto ci sarà anche una riscrittura del nostro sistema fiscale. Anche il tema delle detrazioni e delle riduzioni, ovvero delle agevolazioni fiscali, andrà riscritto eliminando gli sperperi.
Dunque, le famiglie non hanno nulla temere?
Al momento l’unico dato vero restano le accise sulla benzina, ma noi siamo fiduciosi di poterle togliere alla fine del 2012. Per il resto sono tutte proiezioni negative, perché se – come riteniamo – riusciremo a fare la riforma dei servizi un possibile nuovo carico sarà legato solo alle fasce più alte di reddito. Inoltre, se insieme riusciremo a varare i principi della riforma di armonizzazione fiscale un’eventuale riduzione del potere d’acquisto sarà del tutto marginale.
Agli attacchi dell’opposizione cosa risponde?
Che la risposta l’hanno data i mercati e i governi degli altri Paesi: le borse hanno subito recuperato e i principali governi del G8, oltre che dell’Eurozona, hanno riconosciuto che abbiamo operato in modo positivo. E voglio aggiungere che se non ci fossimo mossi così probabilmente oggi ci troveremmo a parlare della riduzione della ricchezza delle famiglie. Invece l’abbiamo tutelata, con la coesione sociale e la tenuta del Paese. E se resta un prezzo minimo a cui tutti insieme, come comunità nazionale, dobbiamo fare fronte credo che sia uno sforzo per cui il governo merita un applauso.
Ha parlato dell’opposizione. Come ne giudica il comportamento?
Schizofrenico. Al Senato ha applaudito al governo e il Pd ha riconosciuto che alcuni emendamenti erano stati condivisi. Ma ora che ha capito l’efficacia della manovra ha cambiato atteggiamento e alla Camera ha radicalizzato lo scontro. È evidente che tra Camera e Senato parlano due lingue contraddittorie e che sono senza proposte vere sui numeri e sugli aggregati.
Però anche un giornale come “Libero” ha espresso un giudizio duro…
Perché c’erano molte aspettative sulla riduzione della pressione fiscale e sia il presidente del Consiglio che il ministro dell’Economia si erano impegnati in questo senso. Ma è evidente che quello che è accaduto sui mercati ha modificato il piano d’intervento. Quello che chiediamo agli italiani è di stringere i denti in questa fase e aspettare qualche mese e di non dimenticare che in questa manovra vi sono elementi importanti come l’estensione della cosiddetta tassazione al 5% alle imprese dei giovani sopra i 25 anni, voluta dal ministro Meloni, e l’inserimento di parametri di merito nei meccanismi del patto di stabilità.

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