«Di Pietro lo conosco bene, i suoi “valori” non di sinistra»

27 Giu 2011 20:24 - di

«Erano voti del centrodestra, torneranno tutti al centrodestra». Così parlò Antonio Razzi, che Antonio Di Pietro e l’Italia dei Valori li ha frequentati fino al fatidico 14 dicembre. Il deputato eletto nel partito dell’ex pm salito agli onori (e ai disonori) della cronaca per il suo cambio di casacca, parla con cognizione di causa. Dal seggio di Montecitorio nel gruppo dei Responsabili, Razzi può concedersi il lusso di guardare con sguardo distaccato il tiro al piccione, in questo caso al Di Pietro, con il sollievo di chi non è più al posto del piccione.

Onorevole Razzi, lei che Tonino lo conosce bene, che idea si è fatto di queste nuove aperture?

Lui è molto furbo, ha fiuto politico. Prevede le cose un giorno prima degli altri. Si vede che ha intuito che è il momento di fare qualcosa di diverso se vuole uscire da questa situazione di stallo.

Ma questa mossa se l’aspettava?

La chiacchierata con Berlusconi? Io mi sono sorpreso da prima, quando ho ascoltato il suo intervento in aula. Per la prima volta da quando lo conosco non ha insultato il premier, anzi, ha attaccato il Pd. Poi, quando l’ho visto chiacchierare con Silvio mi sono detto: Tonino ne sta preparando un’altra della sue.

Secondo lei che cosa ha in animo?

Si è reso conto che alla lunga il teatrino del diavolo e dell’acqua santa non paga più. Anche perché la maggior parte di chi ha dato il voto all’Italia dei Valori non è certo gente di sinistra. Anzi.

Che fa onorevole, ruba il mestiere agli analisti dei flussi elettorali dell’Istituto Cattaneo?

Le parlo per esperienza diretta. Nel 2006 e nel 2008 c’erano tanti elettori tra gli italiani all’estero che mi dicevano: io alla Camera voto per te, ma al Senato voto Pdl. Sa invece quanti mi hanno detto: voto te alla Camera e il Pd al Senato?

Quanti?

Nessuno.

Piccola statistica personale, ma rilievo scientifico non ce n’è tanto.

Allora prendiamo le caratteristiche del suo leader. Mi dice che cosa c’è di sinistra in quel che dice e in quel che fa? Io gliel’ho detto a Di Pietro, anche quando eravamo ancora insieme: «Tonino, ma che ci azzecca l’Italia dei Valori con Vendola e Bersani?».

E lui che rispondeva?

Niente, Tonino una ne fa e cento ne pensa. Ma le e-mail arrivano a lui come arrivano a me. Ed evidentemente ha capito che aria tira.

Ma questa aria di destra non corrisponde al profilo di tanti eletti nelle liste di Di Pietro. Penso a Pancho Pardi e a Massimo Donadi, che vengono da esperienze di estrema sinistra.

Con le liste bloccate hai Pardi e hai il sottoscritto. Ma le faccio un altro esempio: secondo lei Luigi De Magistris a Napoli è stato eletto per quale motivo?

Me lo dica lei…

Perché incarnava, da ex magistrato, il bisogno di legalità, il binomio legge e ordine che non mi pare un concetto marxista.

A proposito della vittoria di De Magistris, da ex dipietrista non c’è un po’ d’invidia?

Assolutamente no. Anzi, sono pure contento. Perché adesso quelli dell’Idv saranno costretti a far vedere quello che sanno fare. Quindi, hanno promesso legge e ordine, di togliere la spazzatura in cinque giorni. Mi pare che qui i giorni passano e dopo le chiacchiere devi far vedere quello che sai fare. Come dicono al paese mio, “Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”.

Che fa? Parla per proverbi come Di Pietro?

La forza di Tonino è sempre stata questa. Parlare chiaro. Anche questa è una cosa che agli elettori di centrodestra piace.

Perché a sinistra…

Prendiamo Vendola. Ragiona, ragiona, ma non arriva mai al punto. Tante volte mi dico: ma che vuol dire? Invece Di Pietro dice pane al pane e vino al vino. Ecco perché secondo me, tutti quei voti dell’Italia dei Valori sono di gente che non voleva mica allearsi con Bersani e con Sinistra e libertà, altrimenti avrebbe votato lui.

Quindi l’elettorato dell’Idv, secondo lei, per la maggior parte è rappresentata da gente di centrodestra accomunata dall’antiberlusconismo?

Più o meno il concetto è questo. Però alla lunga non puoi fare politica solo con l’insulto. Ai cittadini devi dare soluzioni, non puoi fare solo il gioco: io sono l’acqua santa e tu sei il diavolo.

Questo gliel’ha detto a Di Pietro?   

No, con quelli dell’Italia dei Valori non ci parlo praticamente più. Ormai c’è gente che mi ha tolto il saluto.

Dopo il 14 dicembre c’era da immaginarselo. Che si aspettava?

Non mi aspettavo reazioni di queste proporzioni. Ci sto scrivendo un libro. Vedrà, ne usciranno delle belle. Smonterò la campagna di bugie e offese. Notizie fatte uscire ad arte sul mio conto all’indomani del mio voto. Una campagna di odio nei miei confronti e nei confronti di colleghi come Domenico Scilipoti senza precedenti.

Non è passata?

Per dirle del clima infame che s’è creato. Sabato 18 giugno ero a un convegno a Parigi proprio con Domenico. Dopo siamo andati a visitare la Torre Eiffel. Davanti all’ascensore siamo stati avvicinati da una turista romana, che ci ha ricoperto d’insulti.

Che diceva?

Le solite stupidaggini. Gridava: “Venduti, Berlusconi vi ha comprato, vi ha dato cinquecentomila euro per votare la fiducia”. Io le ho risposto in dialetto pescarese: “Signora, chillu mancu nu caffè ci ha offerto”.

Siete riusciti a convincerla?

Abbiamo provato a spiegarle le nostre ragioni, smentendo le tante stupidaggini che stanno dicendo e che hanno scritto alcuni giornali. C’eravamo quasi riusciti. Sembrava quasi essersi convinta. Poi è arrivato un altro gruppo della stessa comitiva che ha iniziato ad aggredirci verbalmente in modo ancora più pesante. A quel punto Scilipoti m’ha preso per un braccio: «Antonio, andiamo via, la Torre Eiffel conviene che veniamo a vedercela un’altra volta».

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