Il fango? Solo se politicamente corretto

12 Mag 2011 19:13 - di

Per l’Unità è «fango» e «agguato», Liberazione parla di «calunnia», il manifesto di «manipolazione», il Riformista di «patacca» e «metodo Boffo». Lo scontro televisivo tra la Moratti e Pisapia, con l’accusa del furto e l’annuncio di querela, unisce come d’incanto i quotidiani della sinistra radicale e della sinistra riformista. Tutti contro Letizia, colpevole di aver gettato ombre e sospetti sul suo avversario nella corsa a sindaco di Milano. Toni sopra le righe, inviti a un confronto civile, intrepretazioni psicologiche sul comportamento della Moratti, «l’ha fatto perché ha paura di perdere». Ma c’è un particolare che salta agli occhi: i radical chic e i post-comunisti ora si accorgono di quell’arma del fango che hanno usato per decenni e che oggi, sotto altre forme, continuano a usare. Negli anni di piombo, con lo strumento della controinformazione e grazie a coperture più o meno istituzionali, una certa sinistra gettava ombre persino sulle vicende più tragiche, quelle che avrebbero dovuto unire e non dividere: si parlava di faide interne al Msi, di regolamento di conti tra “fasci” anche di fronte a vittime minorenni. La ragion politica prima di tutto, l’umana pietas era da borghesucci. Passati (fortunatamente) quegli anni, l’arma del fango è stata usata a mo’ di scoop per screditare gli avversari, con qualsiasi scusa e con molti attori protagonisti. Grazie a Dio, non c’erano vittime di mezzo ma storie di sesso e fantasmi malavitosi. Ecco che la D’Addario diventava l’ospite di lusso nel salotto di Santoro, tanto per sputtanare il Cavaliere. E Ciancimino jr. una sorta di icona. Ecco che circolavano le indiscrezioni sulle prestazioni da film porno delle “ministre”, tutte poi smentite, o di intercettazioni che sarebbero circolate e che avrebbero messo in serio imbarazzo molti esponenti della maggioranza (anche in questo caso l’uso del condizionale ha salvato parecchi dalle querele). Ma quel fango serviva alla causa progressista e quindi era fango “politicamente corretto”, dunque lecito. Bontà loro.

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