La Russa a “Belve”: “Il busto di Mussolini? Papà l’ha lasciato a noi. Ora ce l’ha mia sorella”

20 Feb 2023 21:14 - di Alberto Consoli
La Russa a 'Belve"

“Nessuno mai mi ha chiamato La Rissa, anzi mi chiamavano il pompiere. Democristiano? Perché no”. Così il presidente del Senato, Ignazio La Russa, intervistato da Francesca Fagnani, per il programma ‘Belve’, in onda domani sera su Rai 2, in prima serata. Spiritoso, pungente, risponde colpo su colpo alle domande graffianti della conduttrice, nota per fare domande scomode secondo lo stile del format. Scherza come è nel suo carattere il presidente del Senato. “Non mi sento una belva, davanti a lei un coniglietto”, ironizza rivolto alla Fagnani. Che torna in prima serata con un gran ‘colpo’ intervistando la seconda carica dello Stato. Un’intervista a tutto campo.

La Russa a “Belve”:”‘Una giornata particolare’? Un brutto film perché…”

“Una giornata particolare? Un brutto film, che colloca l’omofobia solo da una parte”. Così il presidente del Senato a domanda sul celebre film interpretato dalla coppia Loren-Mastroianni, rispone. “L’omofobia è stato un problema che hanno dovuto affrontare in ogni parte del mondo, e anche dopo la guerra”, dice alla conduttrice. Non si nasconde ed anzi sta al gioco. “Io non mi prendo mai troppo sul serio, sono ironico, come difetto direi superficiale”, presegue La Russa nel suo colloquio con la Fagnani, rispondendo a una domanda su pregi e difetti della sua personalità.

“Silvio inizia a capire che Giorgia non è una ragazzina ma un leader di Stato

“Non ho fatto cose da perdonarmi, per i giovani di destra partecipare a una manifestazione in cui muore un poliziotto è una cosa inenarrabile”, racconta sulla manifestazione degli anni ’70 dove morì a Milano l’agente Marino. Poi la conversazione vira sul politico. Confessa La Russa: “Il vaffa di Berlusconi in Aula era per Giorgia- lo dico per la prima volta- per i paletti per la Ronzulli come ministro”. Così il presidente del Senato ricorda il giorno della sua elezione in Senato e lo scambio con il leader di Fi, in Aula. “Silvio comincia a capire che Giorgia non è una ragazzina cresciuta troppo in fretta, ma un leader di Stato. Lo dico a ragion veduta”, aggiunge.

“Mulè non mi è simpatico, ma non è mio nemico”

Poi un amarcord per unua personalità insostituibile della destra di governo: “Tatarella poteva fare il presidente del Senato al mio posto, quando sono stato eletto ho sentito subito Giorgia e ho pensato a mio padre”. La “Belva” Fagnani va diretta al caso Mulè e al presunto attrito tra FI E la premier. La Russa ha il pregio della sincerità: “Mules, come si chiama, Mulè non mi è simpatico, io lo dico”. “Non ho nemici -precisa-  ma non mi è simpatico”.

“Il busto di Mussolini ce l’ha mia sorella”

Finalmente la domanda che immancabilmente gli viene posta da tutti con curiosità morbosa: il busto di Mossolini. La russa chiude la qurelle: “Mi rimprovero di aver mostrato il busto di mio padre di Mussolini. Ora lo vuole mia sorella, dice che papà l’ha lasciato a noi. Ora ce l’ha mia sorella”. Questione chiusa.

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